“Leone fu costretto a lasciare il Quirinale anzitempo per uno scandalo (Lockheed, ndr) montato ad arte da media e politici. Vedete, per distruggere la reputazione di un uomo basta la copertina di qualche settimanale, che poi i tempi cambiano ma i settimanali rimangono”. Sono le parole pronunciate da Matteo Renzi, che in Senato si è difeso in merito all’inchiesta sui finanziamenti alla fondazione Open citando, tra gli altri, il presidente della Repubblica (’71-’78) Giovanni Leone.

Ma la risposta al senatore di Italia Viva, almeno su questo punto, è arrivata dall’esponente del Movimento 5 stelle, Primo Di Nicola: “La storia degli scandali va raccontata nella maniera giusta. Non è vero che il capo dello Stato Leone fu costretto a lasciare il Quirinale in ragione di ‘uno scandalo montato ad arte dai media in relazione al caso Lockheed’. Voglio dire a Renzi che (Leone ndr) fu costretto a dimettersi per richiesta del suo partito, non per le mazzette dall’affare Lockheed ma per le inchieste de l’Espresso che documentarono che le sue dichiarazioni dei redditi non giustificavano le spese avute nel frattempo“. Poi Di Nicola è passato all’attacco: “So che risulta strano ma nella Prima Repubblica c’era chi si dimetteva per una questione di dichiarazione dei redditi, mentre qui abbiamo avuto inquisiti condannati che hanno saccheggiato le istituzioni e voi ancora li difendete“. Il senatore M5s ai tempi dello scandalo Lockheed era giornalista de l’Espresso e collaborò all’inchiesta che avrebbe portato alle dimissioni del presidente della Repubblica Leone.

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