Operatore che vai, rimborso che trovi. Sulle bollette a 28 giorni, ogni compagnia fa un po’ come meglio crede. Per questo conviene armarsi di pazienza prima di tentare di recuperare i soldi che gli operatori hanno impropriamente incassato fra giugno del 2017 e aprile del 2018. Nonostante l‘Autorità di vigilanza sulle telecomunicazioni (Agcom) abbia infatti confermato a luglio che i rimborsi devono avvenire automaticamente, gli operatori hanno invece deciso a modo loro come restituire il denaro, circa 13 miliardi di euro intascati in più da 72 milioni di clienti attraverso la diminuzione del numero di giorni di fatturazione in bolletta (da 30 a 28). Ecco tutto quello che c’è da sapere sul tema e soprattutto come riuscire a portare a termine con successo la procedura di rimborso.

Innanzitutto, è bene sapere che ad aver diritto alla restituzione del denaro (fra i 20 e i 60 euro ad utenza), sono solo i clienti di telefonia fissa. Restano fuori dalla procedura gli utenti di telefonia mobile e gli abbonamenti della pay-tv che pure erano finiti nel mirino di Agcom. Rientrano invece le offerte multiple come quelle fisso-mobile o fisso-pay-tv. “L’Agcom ha incentrato il provvedimento obbligando, per il servizio universale cioè la telefonia fissa, gli operatori ad emettere fatture mensili o su multipli del mese”, spiega l’avvocato Emmanuela Bertucci dell’associazione dei consumatori Aduc. “Sarebbe stato più difficile includere e motivare un intervento sui cicli di fatturazione della telefonia mobile che possono essere liberamente definiti sul mercato”.

Quanto alle modalità di richiesta del rimborso, ogni operatore ha indicato la sua soluzione. Nel caso di Tim, l’utente deve passare per il 187. Ma, in realtà, è molto difficile, se non impossibile, riavere i soldi indietro. Il call center Tim propone piuttosto l’attivazione di servizi e opzioni in compensazione. Wind-Tre e Vodafone hanno invece predisposto un modulo per la domanda, mentre Fastweb ha attivato un sistema automatico via web attraverso MyFastweb. Contemporaneamente, gli operatori hanno sviluppato una serie di proposte commerciali, talvolta creative, alternative al rimborso. Fastweb ad esempio offre la possibilità di attivare un’opzione (Ultrafibra, International o Verso mobile sempre) in “compensazione”. Una soluzione che, come precisa l’ufficio stampa, vale circa 6 euro al mese con “un beneficio è superiore all’importo del ristoro dei giorni erosi”. Più ampio il raggio d’azione di Wind-Tre: oltre all’ipotesi di rimborso, l’operatore invita il cliente ad accedere all’area clienti dove si trovano “numerose proposte di partner selezionati, molte delle quali di valore superiore a quanto previsto dalla suddetta delibera, nonché soluzioni proposte Wind Tre quali ad esempio GIGA gratuiti o sconti per l’acquisto di telefoni” come si legge sul sito. Non senza precisare che “il catalogo sarà in continuo aggiornamento con eventuali variazioni delle soluzioni offerte, alcune soggette a disponibilità limitata”.

Il problema delle offerte “in compensazione” è però che non possono essere attivate se il cliente ha cambiato operatore. L’utente deve infatti chiedere il rimborso all’operatore di cui era cliente nel periodo sanzionato dall’Agcom. Con il risultato che, se ci sono difficoltà ad ottenere i rimborsi in denaro, l’utente rischia di essere penalizzato. In tal caso, l’unica soluzione è la procedura di conciliazioneweb dell’Agcom.

“Quando non si riesce a trovare un’intesa sull’indennizzo, l’utente deve rivolgersi telefonicamente o via Internet ai Corecom”, conclude l’avvocato Bertucci, “La procedura è assolutamente gratuita per il consumatore e facile da attivare: fino all’anno scorso era infatti necessario recarsi fisicamente al Corecom, ora invece basta un click. Peraltro se l’operatore non risponde nei termini della carta dei servizi, l’utente può chiedere anche l’indennizzo che può arrivare fino a 300 euro”. Prospettiva non certo rosea per gli operatori, indirettamente “invogliati” a chiudere la partita con il rimborso dovuto.

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