Italia Viva torna alla carica per “l’abolizione totale di quota 100“. Questa volta è il deputato Luigi Marattin a proporre di mettere mano alle pensioni “a fronte del fatto che le risorse per la legge di bilancio 2020 non sono ancora del tutto definite”. Il renziano sostiene infatti che “si tratta della politica più ingiusta degli ultimi 25 anni – spiega – perché spende risorse ingenti a carico dei giovani lavoratori. In sua sostituzione proponiamo di rendere strutturale l’Ape Social, per consentire il prepensionamento a chi ha svolto lavori gravosi e usuranti“, rilancia Marattin. Un assist a Matteo Salvini che replica: “Renzi propone l’abolizione totale di quota 100. È solo l’ultima follia del governo delle poltrone, che ha annunciato nuove tasse su gasolio, merendine e denaro contante mentre gli sbarchi aumentano e la politica estera non esiste. Non glielo permetteremo“. Deve quindi intervenire la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo: “Quota 100 non si tocca. È una misura sperimentale che scade nel 2021 e come tale va portata a termine senza fare modifiche. Con i sindacati mi sono impegnata espressamente ad avviare subito un confronto su come rendere il nostro sistema pensionistico più equo. Lo faremo e proprio per questo le cose restano come stanno”, ha precisato la ministra.

Sullo stesso argomento Nunzia Catalfo era intervenuta già ieri, sabato, con un post sui social network in cui aveva tenuto a puntualizzare: “Leggo sui giornali che qualcuno vorrebbe mettere mano a Quota 100. Lo dico chiaro: non sono all’ordine del giorno modifiche“. La posizione del governo in vista della prossima manovra, sottolineata più volte dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è stata per l’ultima volta ribadita dal suo vice, Antonio Misiani, durante il dibattito sulla nota di aggiornamento al Def a Palazzo Madama di questa settimana: “Quota 100 sta costano molto meno delle previsioni iniziali, è una misura transitoria, che finisce nel 2021: è intenzione del governo non rinnovarla alla scadenza. Abbiamo in mente un modello diverso”. Quando scadrà verrà lasciata morire, non prima. L’unica ipotesi ancora sul tavolo, ma respinta per ora dalla stessa Catalfo, prevede di recuperare un miliardo allungando di tre mesi le finestre di uscita per i lavoratori.

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