“Fasi estremamente concitate al tempo stesso drammatiche”. Il questore di Trieste, Giuseppe Petronzi, ha così definito i filmati delle telecamere che hanno ripreso la sparatoria avvenuta venerdì all’interno della questura. Fasi che “hanno testimoniato la capacità di risposta dell’apparato che è riuscito a rendere inerte e a fermare la persona immediatamente, scongiurando la possibilità che potesse fare danni peggiori“, ha spiegato. Secondo il questore, infatti, “è un dato di fatto” che durante la sparatoria si sia sfiorata la strage: l’omicida “aveva delle armi in pugno ed era all’interno della questura, fortunatamente e tragicamente c’eravamo solo noi poliziotti, quindi fortunatamente non erano esposte altre persone”. La potenzialità – ha proseguito il questore – “era tale che il bilancio avrebbe potuto essere più tragico”. In totale, stando al suo racconto, Alejandro Stephan Meran ha tentato l’omicidio di almeno altri 8 agenti.

Le telecamere nell’atrio e quelle all’esterno del palazzo, sequestrate dall’autorità giudiziaria, avrebbero ripreso il conflitto a fuoco col personale di guardia e il tentativo di fuga di Alejandro Stephan Meran, subito dopo l’omicidio dei due poliziotti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta. “Una decina di giorni fa i ragazzi hanno sventato il suicidio di un giovane e questo a testimonianza della loro capacità sia operativa sia della loro cifra umana. Relazionarsi con una persona in una situazione talmente critica e disperata denota quelle che erano le loro caratteristiche: dei grandi uomini e dei grandi poliziotti”, ha proseguito il questore ricordando gli agenti uccisi. Un episodio svelato per “omaggiare il loro senso del dovere, la loro dedizione e la loro capacità professionale”.

Nel decreto di fermo firmato dal pm Federica Riolino si legge che l’assassino ha mostrato “lucidità” nella “manovra aggressiva” con cui prima ha ucciso i due agenti, ne ha ferito alla mano un terzo e poi, sempre sparando ad altezza d’uomo, “come si evince dai filmati tratti dalla sicurezza interna della questura” ha tentato l’omicidio “di almeno altri 8 agenti“, tra cui tre addetti alla vigilanza degli uffici di via Tor Bandena, quattro agenti in forza alla Squadra mobile che erano nell’auto fuori e hanno provato a bloccarlo e di un altro poliziotto intervenuto dopo gli spari.

Sostenendo la presenza di “gravi indizi” di colpevolezza, il pm ha chiesto e ottenuto dal gip la convalida della misura cautelare. Il fratello dell’arrestato ha sempre fatto riferimento a un disturbo psichico, ma il 29enne non era in cura in nessun servizio di igiene mentale del capoluogo. Per la procura “orientano per una semplice scarsa lucidità solo i farmaci rinvenuti all’esito della perquisizione domiciliare”. Il gip nell’ordinanza che dispone il carcere per l’uomo rileva l’assenza di riscontri oggettivi su una possibile malattia. Un elemento su cui, al momento, la difesa dell’indagato non si pronuncia, ma che avrà un ruolo centrale in sede processuale.

Verifiche verranno fatte eventualmente in un momento successivo oppure nel caso che dalla Germania giungessero atti o documenti a comprovare che Alejandro Meran era seguito da operatori sanitari per disagi psichici. Sono intanto stazionarie le condizioni di Meran, ricoverato nel reparto di Medicina D’Urgenza dell’ospedale di Cattinara, e curato con terapia farmacologica. Il giovane è piantonato in ospedale dalle forze dell’ordine. Analogamente, sono buone e stazionarie anche le condizioni del poliziotto ferito durante la sparatoria, che era stato operato due sere fa alla mano sinistra. L’agente è ricoverato nel reparto di ortopedia.

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