Tutti gli stabilimenti italiani di Whirlpool si fermano per protestare contro la cessione del sito di Napoli, dove sono impiegati 400 operai. Lo sciopero generale indetto da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil è “riuscito” dicono i sindacati mentre a Roma, per la manifestazione nazionale, sono arrivati oltre 1000 dipendenti della multinazionale degli elettrodomestici. Il corteo – partito da piazza della Repubblica e diretto al ministero dello Sviluppo Economico – è aperto dallo striscione “Napoli non molla” e insieme agli operai sfila anche una lavatrice, portata a spalla, con croce di legno e ceri ai lati, in un funerale che i lavoratori non vogliono celebrare.

La protesta nasce contro la decisione dell’azienda di avviare la procedura di cessione dello stabilimento di Napoli a Prs-Passive Refrigeration Solutions, società con sede legale a Lugano che ha intenzione di riconvertire la fabbrica per l’assemblaggio di container refrigeranti e ha già annunciato che sarà costretta a ricorrere alla cassa integrazione in attesa di avviare il ciclo, oltre all’impossibilità di riassorbire tutta la forza lavoro.

La cessione di Napoli, ripetono i sindacati, avviene “in aperta violazione dell’accordo di ottobre 2018”, nel quale Whirlpool si era impegnata in “investimenti e non in cessioni”. Quello di oggi è il secondo sciopero di otto ore nell’arco di due settimane. Al corteo prendono parte i segretari generali di Fiom, Fim e Uilm, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Rocco Palombella, oltre al numero della Cgil Maurizio Landini.

“Siamo disposti a tutto per far rispettare a Whirlpool l’accordo che ha firmato un anno fa, con il quale si impegnava a investire in Italia 250 milioni di euro fino al 2021″, avvisa Palombella. “Questa situazione intollerabile è resa possibile – prosegue il leader della Uilm – anche dall’incapacità e debolezza del governo italiano che non riesce a far rispettare un accordo firmato il 25 ottobre 2018 al ministero dello Sviluppo economico. Un fatto gravissimo che può essere l’inizio di una fuga dall’Italia della Whirlpool, con la perdita di 6mila posti di lavoro”.

Re David e Bentivogli parlano di “inaffidabilità” dell’azienda. Oltre a essere preso in giro il sindacato, i lavoratori, sottolinea la segreteria dei metalmeccanici della Cgil, “è preso in giro il governo, che ha firmato un piano industriale che non è più uguale”. Per Re David “un disimpegno su Napoli e sul lavaggio è un progressivo disimpegno della multinazionale anche in Italia e in Europa” e “uno stabilimento chiuso al sud è uno stabilimento che non riapre”. Pertanto, aggiunge il segretario generale della Fiom, “ci aspettiamo che l’azienda torni indietro. Noi non stiamo andando al tavolo con l’azienda. Non riconosciamo quella procedura”. . Le multinazionali, aggiunge, “vanno e vengono in questo paese senza pagare alcun prezzo e lasciando il deserto”.

Whirlpool, ancora giovedì, è tornata a parlare di “affidabilità” del piano di Prs, nonostante gli acquirenti non abbiamo ancora diradato le nubi che circondano il progetto. Come raccontato da Ilfattoquotidiano.it, il tentativo di industrializzare il core business della Passive Refrigeration Solutions è già stato portato avanti negli anni scorsi da un consigliere di amministrazione di Prs e i risultati sono stati fallimentari. Alberto Ghiraldi provò a ‘spingere’ i container con “refrigerazione passiva” attraverso la sua Nomos. Ma, nonostante oltre 1,5 milioni di euro di finanziamento strappato al fondo Next di Finlombarda Gestioni SGR, Nomos è fallita e i tentativi della cassaforte della Regione Lombardia di recuperare i crediti da Ghiraldi sono andati a vuoto.

L’azienda, attraverso il presidente Rodolphe Schmid, ha provato a fare chiarezza annunciando contemporaneamente che “l’impegno che abbiamo è di mantenere 300 dipendenti” sui 410 impegnati a Napoli. L’investitore di riferimento, l’ex ad di Italcementi Giovanni Battista Ferrario, aveva invece spiegato che in questo momento “dare garanzie sarebbe poco serio” e spiegato che Prs ha intenzione di investire 24 milioni a Napoli e certamente chiederà ammortizzatori sociali.

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