È un Napoli affetto da microfobia? Un elefante che lotta alla pari contro altri colossi ma che va in crisi ad ogni topolino che si trova tra le zampe? Così sembrerebbe se anche il Genk, dopo il Cagliari, il Brescia e a tratti il Lecce, ferma gli azzurri e li spaventa più del Liverpool campione d’Europa. Lo scialbo pareggio a reti inviolate rimediato in Belgio evidenzia che c’è un problema nella squadra di Ancelotti, forse anche più di uno a partire dalla personalità: con Liverpool o Juve gli stimoli vengono da sé, con le piccole devi essere bravo a non entrare in campo pensando di aver vinto e che prima o poi le differenze verranno fuori da sole. Errore che il Napoli in stagione sta commettendo praticamente ad ogni partita contro squadre che da pronostico sono considerate palesemente inferiori.

E anche alla Luminus Arena va in scena un leit motiv piuttosto comune per il Napoli. Primo tempo regalato, senza affondare e rischiosissimo gioco col cronometro nel secondo con gli avversari che man mano si chiudono complicando tutto e anzi, facendo rischiare di capitolare gli azzurri: così lo scorso anno con la Stella Rossa, così a Cagliari quando è arrivata la beffa finale, così stasera quando trovare uno spiraglio per buttare un pallone in area diventava praticamente impossibile.

Un problema sicuramente mentale ma colpisce pure la condizione di molti calciatori che avevano abituato a ben altri livelli: da Insigne, spedito addirittura in tribuna dopo prestazioni sottotono, a Koulibaly che senza la guida di Albiol pare l’ombra del difensore insuperabile visto nelle scorse stagioni, a Zielinski (assente stasera) ma sempre svogliato fino ad ora, ad Allan che pare non essersi mai ripreso dal mancato passaggio al Paris Saint Germain, fino a Milik ormai costante più nella tendenza a sbagliare gol importanti seppur facilissimi che a segnarne di belli e impossibili.

Ancora oggetto misterioso poi Lozano: inesistente nel primo tempo da attaccante centrale, meglio nel secondo da esterno ma ancora lontanissimo dal giustificare la spesa di 45 milioni di euro, la più alta nella storia del Napoli. È uno zero a zero che non può soddisfare gli azzurri, che giocano male ancora una volta, non blindano la qualificazione e soprattutto non blindano la prima posizione nel girone che dopo la vittoria col Liverpool pareva alla portata. Molto, molto lavoro da fare per Ancelotti: non è la battuta d’arresto il problema, quanto un atteggiamento inaccettabile per una squadra che dovrebbe ambire a primeggiare in campionato e a superare agevolmente il girone di Champions ma che allo stato pare lontanissimo dall’essere in grado di mantenere queste promesse.

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