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Svizzera, una marcia funebre per il ghiacciaio che non c’è più: in 100 sono saliti sul Pizol vestiti a lutto

"Ha perso così tanto della sua sostanza che, da un punto di vista scientifico, non può più definirsi un ghiacciaio", ha spiegato a Afp Alessandra Degiacomi, dell'Associazione svizzera per la protezione del clima, una delle Ong che hanno organizzato la marcia funebre

di Manlio Lilli

Non è la prima volta che accade. Si celebra l’ennesimo funerale. Ma ad essere scomparso non è un personaggio celebre e neppure una persona cara. Se ne è andato un ghiacciaio, in Svizzera. Il Pizol, posto a 2700 metri di altezza, vicino Liechtenstein e Austria, è evaporato per effetto del riscaldamento globale.

“Ha perso così tanto della sua sostanza che, da un punto di vista scientifico, non può più definirsi un ghiacciaio“, ha spiegato a Afp Alessandra Degiacomi, dell’Associazione svizzera per la protezione del clima, una delle Ong che hanno organizzato la marcia funebre. Circa cento partecipanti in “abiti da lutto” che, camminando per almeno due ore, sono arrivati ai piedi del ghiacciaio alpino, uno dei più studiati. Al punto di arrivo, discorsi e musica. Le parole, pronunciate da alcuni scienziati e poi il suono, emesso dal corno alpino. Elementi differenti per un unico scopo. Focalizzare l’attenzione su un disastro.

Quello di Pizol drammaticamente attuale, quello degli altri ghiacciai svizzeri paurosamente dietro l’angolo. “Dal 1850, si stima che ci siano più di 500 ghiacciai svizzeri che sono completamente scomparsi“, di cui solo 50 avevano un nome, ha spiegato Matthias Huss, un glaciologo dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo. “Quindi Pizol non è il primo. Ma può essere considerato il primo ghiacciaio svizzero che scompare, al quale sono state dedicate ricerche specifiche, almeno dagli ultimi decenni dell’Ottocento”, ha precisato il glaciologo. “Dal 2006 il ghiacciaio ha perso circa l’80-90% del suo volume. Rimangono solo 26.000 m², una superfice inferiore a quella di quattro campi da calcio”, ha detto ancora Huss.

Secondo lo Swiss Glamological Survey Network, il ghiacciaio Pizol apparteneva alla classe, di dimensioni dei “ghiacciai”, ghiacciai molto piccoli, che rappresentano quasi l’80% del numero totale dei ghiacciai svizzeri. Dipendeva dalla sua consistenza dalle elevate quantità di accumulo di neve invernale.

I ghiacciai alpini, serbatoi di acqua per milioni di persone, ma anche attrazioni turistiche, sono in pericolo. Entro la fine del secolo potrebbero sciogliersi per più del 90%. Per scongiurare questo disastro mondiale il funerale di Pizol è una occasione. Neppure l’unica. L’Associazione svizzera per la protezione del clima ha lanciato un referendum di iniziativa popolare, chiamato “Glacier Initiative”, che richiede che le emissioni nette di gas serra in Svizzera siano ridotte a zero al più tardi fino al 2050. Le occasioni di porre fine al disastro ci sono. Non rimarrebbe che approfittarne.

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