Educazione civica a scuola: siamo finalmente ai blocchi di partenza? Non ancora, sembrerebbe. Ci attendono ancora alcuni giorni prima di capire se il decreto che istituisce l’educazione civica come sperimentazione in tutte le scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione del sistema nazionale sarà approvato già a partire da quest’anno scolastico o se dovrà attendere.

Al momento il testo del decreto con le linee guida è al vaglio del Consiglio superiore della pubblica istruzione, che l’11 settembre si pronuncerà in merito (si tratta di un parere obbligatorio, in quanto sperimentazione nazionale, ma non vincolante). In attesa di capire come si esprimerà il Cspi e se la decisione finale spetterà al ministro Marco Bussetti o a chi prenderà il suo posto nella nuova squadra di governo, qualche dubbio rimane.

Se da una parte, infatti, sembra assolutamente plausibile che sia la scuola a porsi come spazio legittimo per avviare i ragazzi ad una formazione specifica, in grado di fornire loro gli strumenti per una partecipazione consapevole alla vita civile, culturale, sociale e politica, dall’altra ci si domanda se l’educazione civica di questo millennio saprà davvero intercettare le necessità e le sfide del mondo di oggi e non sarà invece, al contrario, una mera riproposizione – per certi versi di certo anacronistica – dell’educazione civica del passato.

Saprà configurarsi, in altre parole, come un’educazione civica “moderna”, un’educazione che prepara davvero a leggere le nuove dinamiche del mondo digitale, della globalizzazione, dell’alterità, del cambiamento climatico, delle grandi migrazioni, dell’avanzare delle destre xenofobe, del dilagare del populismo?

L’educazione civica, con le sue 33 ore di insegnamento previste dal decreto senza alcuna modifica dell’orario curriculare (saranno sufficienti? Saranno troppo poche?) e legate al vincolo dell’invarianza del bilancio (è davvero possibile pensare ad una simile rivoluzione senza intaccare minimamente il portafoglio?), saprà davvero promuovere nei nostri ragazzi una cittadinanza attiva e responsabile, in grado di fare da contraltare al dilagante disaffezionarsi dei giovani alla politica, offrendo loro strumenti di conoscenza, capacità critica e discernimento per l’azione?

Last but not least, questa educazione civica “moderna”, se moderna sarà davvero, come inquadrerà la questione della parità di genere? Saprà raccontare i bisogni, le capacità e le necessità delle donne collocandole finalmente e in modo naturale su un piano di uguaglianza e di parità tra i sessi tale da venire assorbito profondamente e una volta per tutte dalle nuove generazioni, segnando in tal senso uno scarto epocale verso un futuro finalmente paritario?

Le donne, sono certa, saprebbero e potrebbero non solo “aiutare”, ma inaugurare questo corso “civico” di civiltà, anche fuori dalle mura scolastiche. Ne discutiamo insieme, se volete, con voi #LeContemporanee giovedì 5 settembre 2019, ore 18.30, nella Sala degli Specchi di Palazzo Reale (Milano) in compagnia di Ferruccio De Bortoli e Cristina Tajani.

Articolo Precedente

Educazione civica, la reintroduzione dal nuovo anno scolastico in bilico: la legge non è andata in Gazzetta ufficiale e i tempi si allungano

next
Articolo Successivo

Ferrara, la giunta leghista ordina 385 crocifissi per le aule scolastiche. Salvini si complimenta. Polemica del Pd regionale: “Scelta ipocrita”

next