Il decreto Sicurezza bis è legge. Il terremoto temuto nella maggioranza non c’è stato: dopo una giornata di dibattito tra assenze e distrazioni, Palazzo Madama ha confermato la fiducia nel governo e dato il via libera definitivo al provvedimento bandiera del Carroccio che dà una stretta ulteriore alle norme su immigrazione e ordine pubblico. Alla fine sono stati ben 160 i voti a favore, 21 gli astenuti e 57 i contrari (presenti solo 289 senatori su 321). Il governo Lega-M5s ha superato la prima prova di una lunga settimana che vedrà sul tavolo vari dossier che agitano i soci, a partire dal voto sulle mozioni che riguardano il Tav. L’esame del Senato preoccupava per i numeri: qui l’esecutivo può contare sulla carta su 165 preferenze (solo 4 di scarto sulla maggioranza assoluta) e si temeva che i malumori 5 stelle potessero addirittura mettere in discussione il provvedimento. Niente di tutto questo. Alla fine sono stati solo cinque i dissidenti M5s che hanno deciso di non votare la fiducia e di non presentarsi in Aula al momento della chiama: Virginia La Mura, Matteo Mantero, Michela Montevecchi, Lello Ciampolillo, Elena Fattori. Assenti in Aula anche i leghisti Umberto Bossi (per ragioni di salute) e Massimo Candura per motivi personali. Non c’erano neppure i sei senatori a vita. Un aiuto è arrivato da Fdi e Fi che si sono astenuti (i primi) o non hanno partecipato al voto (i secondi). A quota 160 i gialloverdi sono arrivati grazie a 101 voti pentastellati, 56 voti dei senatori leghisti, due degli esponenti del Maie che usualmente votano con la maggioranza e il sì di Maurizio Buccarella (ex 5 stelle, ora nel Misto). Tra i 57 contrari si contano invece 45 voti del Pd (Matteo Renzi tra gli assenti), a cui si aggiungono 4 di LeU e tre voti contrari di Paola Nugnes, Carlo Martelli e Gregorio De Falco. Altri voti contrari sono arrivati dalle Autonomie. Il testo che è diventato legge prevede, tra le altre cose, che il ministro dell’Interno possa decidere (previo accordo con Trasporti e Difesa) per la chiusura dei porti e inserisce le maximulte alle ong che violano il divieto. Proprio questi punti sono risultati indigeribili per chi tra i 5 stelle si è schierato contro e hanno spinto don Luigi Ciotti a lanciare la campagna “la disumanità non può diventare legge”.

Matteo Salvini si è presentato in Aula solo in serata per dare il suo voto e poi, subito dopo l’approvazione, ha esultato su Facebook: “Più poteri alle forze dell’ordine, più controlli ai confini, più uomini per arrestare mafiosi e camorristi, è legge. Ringrazio voi, gli Italiani e la Beata Vergine Maria“. Proprio alla Madonna, con un paragone che era stato costretto poi a chiarire meglio, si era rivolto anche prima: “E’ una bella giornata a prescindere dai numeri e mi piace che questa giornata cada il 5 di agosto che, per chi è stato a Medjugorje, rappresenta il compleanno della Vergine Maria. Se devo riassumere, meno Carola e più Oriana Fallaci“. Il punto però, al di là delle citazioni, era riuscire a capire di quanti numeri il governo potesse disporre in Senato e la prova finale ha dimostrato una tenuta che in parte ha sorpreso gli stessi soci di governo. Silenzio dal vicepremier M5s Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte che sul tema non si sono espressi per tutta la giornata. Ha preso posizione invece il segretario Pd Nicola Zingaretti: “Il decreto Salvini è passato, l’Italia è più insicura. Grazie agli schiavi 5 stelle la situazione nelle città e nei quartieri rimarrà la stessa, anzi peggiorerà. Il crimine ringrazia, le persone sono sempre sole e le paure aumentano. Salvini ci campa”. I senatori democratici in Aula hanno indossato una t-shirt con la scritta: “Non sprechiamo l’umanità”. Contro il testo si era schierato anche l’ex presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo nel corso del dibattito: “Il decreto traduce in norme i tweet di Salvini! Il governo sta trasformando il Parlamento in un’aula sorda e grigia, in quel bivacco di manipoli evocato in un periodo di cui alcuni, anche qui dentro, provano nostalgia“.

La giornata in Aula – I lavori sono iniziati in mattinata in Aula semivuota che è andata via via riempiendosi quando si avvicinava la chiama per il voto di fiducia. Il Senato innanzitutto ha respinto le questioni pregiudiziali con 217 contrari, 53 favorevoli e due astenuti. Hanno votato contro i documenti a firma di Pd e LeU anche Fdi e Forza Italia. “Abbiamo una nuova maggioranza”, hanno protestato i democratici. Il testo è arrivato all’analisi dell’assemblea senza relatore, visto che non c’è stato il tempo per terminare la discussione sui 1240 emendamenti presentati. Proprio il mancato confronto con le opposizioni ha creato numerosi malumori e avvalorato la tesi dello scarso sostegno in Aula al testo. In serata il range dei numeri della maggioranza era dato tra i 156 e i 159 voti. Sotto 161 (la maggioranza assoluta). Il confronto veniva fatto, anche dalle stesse fonti di governo, con il voto di fiducia di giugno scorso sul decreto Crescita che aveva visto i sì scendere a 158.

Tensione in Aula c’è stata al momento dell’annuncio del ministro Riccardo Fraccaro. Quando infatti il grillino ha ufficializzato che sarebbe stata chiesta la fiducia sul provvedimento, dai banchi del Pd i senatori hanno iniziato a gridare “vergogna”.

I numeri risicati: i dissidenti M5s fanno marcia indietro. Airola cita Formica: “La politica è sangue e merda” – Da sempre il decreto Sicurezza per i 5 stelle è uno dei tasti dolenti, il provvedimento che Di Maio più fatica a far digerire a una parte dei suoi con richiami più o meno ufficiali e rischio espulsioni. Alla fine i malumori si sono risolti però in soli cinque dissidenti che hanno deciso di non presenziare al voto. Tra questi c’è stato Matteo Mantero, che ha spiegato la sua posizione su Facebook: “Credo che sia ora a mettere un limite alla strafottenza della Lega che con i suoi no e i suoi diktat si comporta come fosse sola a decidere”. Un altro indiziato tra i malpancisti era il piemontese Alberto Airola, che però non solo ha cambiato idea, ma è anche intervenuto in Aula per annunciare il suo sì al testo: “Ho fatto i miei calcoli, anche inevitabilmente sulle persone”, ha detto, “e il dl Sicurezza bis non è l’anticristo dei decreti, è una manifestazione di forza del nostro contraente, la Lega” alla quale “non possiamo permettergli di dividerci”. E ancora: “Mai come ora, con un certo groppo nel petto, mi sovvengono le parole di Rino Formica” secondo cui “la politica è sangue e merda”, e “ora, o do forza al Movimento 5 stelle, oppure domani non potremmo avere un movimento al governo, e abbiamo tante cose da fare, prima di tutto fermare il Tav” e realizzare “i provvedimenti che finalmente cambieranno la vita dei cittadini. Anche se oggi sembra che sto cedendo a qualcosa che non condivido, domani sarò duro e spietato e avrò ragione perché conto di vincere“, ha concluso. Alla fine del suo discorso, diversi esponenti del M5s si sono alzati dai propri posti e hanno stretto la mano ad Airola. Marcia indietro simile anche per Gianni Marilotti. “Forse solo il 20% di noi senatori M5s crede che sia giusto e buono il decreto”, ha detto. “Gli altri sono critici o comunque perplessi a vari livelli, questo è un dato di fatto. Ma uno smarcamento lascerebbe mano libera all’accordo con Fratelli d’Italia e forse porterebbe alle elezioni subito. Voto ‘Sì’ per non regalare alle destra il governo”.

Virginia La Mura invece, poco prima di uscire dall’Aula ha detto: “Esco, non voto, attraverso la fiducia, un decreto che va contro qualsiasi principio umanitario. Inoltre, nessun emendamento migliorativo è stato preso in considerazione, io a questo modo di lavorare e di rappresentare le istituzioni democratiche non ci sto”. Proprio ai 5 stelle si era rivolto in Aula l’ex grillino e senatore Gregorio De Falco: “Questa è una norma criminogena, che porta alla morte di centinaia di persone e bambini. Chiedo ai colleghi di votare secondo coscienza, una sola volta, e non di votare secondo ordini di scuderia. Chiedo di avere la schiena dritta”. In pochissimi alla fine lo hanno ascoltato.

Pd: “Decreto cancella l’umanità, è sfoggio di prepotenza sui più deboli”. Appello Boldrini al M5s: “Astenetevi”
Contro il testo si sono espressi Pd e Leu. “Il provvedimento cancella umanità”, ha detto in Aula il democratico Dario Parrini, “non garantisce più sicurezza e certifica il fallimento delle politiche di questo governo. È un accanimento, uno sfoggio di prepotenza sui più deboli”. Una posizione condivisa anche dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso: “Ancora una volta questo governo umilia il ruolo del Parlamento; ancora una volta ci costringe a ratificare un provvedimento senza poterlo realmente discutere”. Quindi Grasso ha paragonato la situazione con quella dell’epoca fascista: “Un passo alla volta state trasformando il tempio della democrazia in quell’Aula sorda e grigia, in quel bivacco di manipoli evocato in un periodo di cui alcuni, anche qui dentro, provano nostalgia. Siamo bombardati da notizie, spesso false, che ci spingono all’odio: molte di queste notizie sono sparate (non uso parole a caso) dai canali social del ministro dell’Interno, da quel numeroso staff della bestia assunto al Viminale. Questo decreto traduce in norme i tweet di Salvini: avete fatto dei post Facebook una fonte del diritto!”. E ha concluso: “Questo decreto, soprattutto i primi articoli, va contro le norme internazionali, contro la Costituzione, contro i principi stessi della Dichiarazione universale dei diritti umani”.

L’ex presidente della Camera Laura Boldrini in giornata aveva fatto un appello ai 5 stelle: “Faccio un appello ai senatori e alle senatrici del M5s: opponetevi al decreto sicurezza bis. Fatelo per i vostri elettori che vi hanno votato sperando in un cambiamento, fatelo per i vostri figli, ai quali dovremmo lasciare un mondo migliore. Fatelo per voi stessi, perché domani mattina continuerete a guardarvi allo specchio e a interrogare la vostra coscienza”.

Don Ciotti: “Umanità corrotta. La politica ha tradito la Costituzione”. Amnesty: “Forte preoccupazione”
Subito dopo l’approvazione si sono schierate anche le associazioni e i vari esponenti delle società civile da mesi contro il provvedimento. “Oggi il grado di umanità del nostro Paese si è corrotto”, ha detto il presidente di Libera Don Luigi Ciotti. “La politica ha tradito la Costituzione, i sogni e gli ideali di chi l’ha pensata e scritta e delle convenzioni internazionali. Siamo davanti ad una scelta politica indegna per un paese che vuole essere democratico non solo di nome ma di fatto un paese civile. La politica esca dai tatticismi, dai giochi di potere e riduca le distanze sociali e si lasci guidare dai bisogni delle persone”. Anche Amnesty International ha voluto manifestare il suo disaccordo: “Esprimiamo profonda preoccupazione per i contenuti del decreto Sicurezza-bis, su cui è stata votata la fiducia oggi. Un atto che si posiziona contro il senso stesso di civiltà, un provvedimento figlio del clima di odio che è stato consapevolmente fomentato in questi ultimi mesi. Al di là delle singole norme, quello che ci preme evidenziare è il chiaro intento che il decreto persegue: limitare e scoraggiare la società civile dal combattere per i diritti di tutti. Nonostante i dati del Viminale evidenzino che nell’ultimo anno gli sbarchi sono diminuiti drasticamente e che non c’è nessuna invasione in atto, i migranti continuano ad essere dipinti come fattore di pericolo per la sicurezza pubblica. In aggiunta, è stato ampiamente dimostrato come le ong non siano un fattore di attrazione per le partenze”.

In giornata 400 gli attivisti che si sono presentati in piazza Montecitorio in rappresentanza di diverse realtà, dai volontari Baobab Experience che accolgono i migranti di passaggio a Roma al movimento Mani Rosse composto da circa 100 persone che da un anno sfilano tutti i giovedì di fronte al Viminale con le mani dipinte di rosso “per protestare contro la chiusura dei porti e le politiche sulla sicurezza attuate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini”. Presenti anche gli esponenti dell’Anpi, i movimenti romani per i diritti all’abitare con lo striscione ‘Caravaggio resiste’, l’Asia Usb.

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