La pattuglia in appoggio che non c’è, due pusher ricercati e il depistaggio del loro tramite, che ha denunciato il furto dello zaino al 112 dicendo di essere stato aggredito da due maghrebini. Ma lui sapeva che quei due erano americani, e li conosceva. Sono questi i nuovi elementi chiave della vicenda che ha portato all’accoltellamento e alla morte del vice brigadiere Mario Rega Cerciello, per la quale sono indagati con l’accusa di omicidio aggravato e tentata estorsione i due cittadini americani Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth.

Sergio Brugiatelli – vittima del furto dello zaino, al momento a piede libero e non ai domiciliari, notizia non vera che si era diffusa venerdì sera – è il tramite di un paio di pusher dai quali gli americani avrebbero dovuto comprare cocaina. In un video registrato dalle telecamere di videosorveglianza (sopra uno screenshot), si vede l’uomo, calvo, a piedi in bici. Vicino a lui i due ragazzi poi arrestati. Insieme si avvicinano a una panchina dove un uomo gli indica di andare alla loro destra. A quel punto i tre seguono l’indicazione ed escono tutti e tre insieme dall’inquadratura. 

Quella che però viene consegnata loro non è cocaina, bensì un’aspirina tritata, motivo per cui i due giovani si vendicano rubando lo zaino a Brugiatelli. A quel punto il tramite degli spacciatori contatta i due ragazzi per riavere il maltolto, chiamando il suo cellulare – contenuto all’interno dello zaino – dal cellulare di un passante. Per restituirglielo, loro chiedono la droga vera, un grammo di cocaina, e 100 euro in contanti. Poi Brugiatelli chiama il 112 e depista suo malgrado le indagini: ai carabinieri dice infatti che a derubarlo sono stati due ragazzi maghrebini. Elemento che viene di conseguenza riportato anche nella nota di ricerca diffusa alle pattuglie dei carabinieri e alle volanti della polizia. Ma lui, in realtà, sapeva che i due erano americani, li conosceva e li temeva. Ben consapevole di avergli “tirato il pacco”, vendendogli aspirina spacciata per la cocaina richiesta dai due, immaginava l’aggressione che invece poco più tardi sarebbe costata la vita al carabiniere

A quel punto dà appuntamento a tutti in via Pietro Cossa a Prati, la notte tra il 25 e il 26 luglio. Lì si presentano Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale, soli. E qui emerge un altro elemento, sul quale sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti: a differenza di quanto prevede la prassi, non c’erano colleghi in appoggio ai due militari, che erano la pattuglia automontata e in abiti civili di piazza Farnese, in servizio da mezzanotte alle sei di mattina e che era stata mandata dalla centrale sul posto. Resta da capire dunque, perché Cerciello e Varriale non siano stati affiancati da altri colleghi. Un particolare su cui chi indaga intende approfondire. E ora le forze dell’ordine stanno dando la caccia ai due pusher per i quali Brugiatelli faceva da tramite. La storia a quel punto è nota ma ai colleghi dei due militari resterà la segnalazione di due maghrebini e la difficoltà di iniziare indagini già in salita sulla base di una descrizione del tutto errata.

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