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Elezioni Regionali Piemonte, l’addio di Sergio Chiamparino: “Ho combattuto l’ultima battaglia e l’ho persa”

Il presidente uscente, già due volte sindaco di Torino, spiega: "Non vado via sbattendo la porta. Metto a disposizione il mio seggio per vedere se ci sono soluzioni che aiutino a portare qualche energia nuova"
Elezioni Regionali Piemonte, l’addio di Sergio Chiamparino: “Ho combattuto l’ultima battaglia e l’ho persa”
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Ha intenzione di lasciare la politica. Il presidente uscente del Piemonte, Sergio Chiamparino (Pd), riconosce di aver perso le elezioni: “Ho telefonato mezz’ora fa ad Alberto Cirio per complimentarmi per la vittoria netta e riconoscere la mia sconfitta netta”, ha detto in una conferenza stampa indetta dopo aver firmato una lettera al ministro della Salute Giulia Grillo per sbloccare i progetti dei grandi ospedali di Torino e Novara, il Parco della Salute e la Città della Salute. “Auguro a Cirio e alla sua squadra di fare meglio di quanto abbiamo fatto noi in questi cinque anni”, ha proseguito.

Il “Chiampa”, cresciuto nel Partito comunista e nella Cgil, passato poi al Pds, Ds e infine al Pd, due volte sindaco di Torino (dal 2001 al 2011) ed eletto nel 2014 alla Regione Piemonte, dove era stato candidato quasi per acclamazione, senza passare per le primarie, credeva nella rimonta sul centrodestra, dato da sempre come vincente: “La cosa che mi aveva illuso, oltre ai sondaggi, era il clima di grande mobilitazione dei nostri che facevano apparire come consenso quello che era un consenso dei tuoi”. Problemi di “bolla”. “È stata una batosta, come quella presa nel 1994 – dice lui che da venticinque anni non perdeva un’elezione – Persi per 380 su 100mila voti nel collegio di Mirafiori contro Alessandro Meluzzi”. Preferisce però lasciare la poltrona di Piazza Castello in questo modo: “Mi sarei sentito peggio a uscire senza provare”. 

Ai giornalisti spiega che “quando si perde si perde. In un sistema maggioritario si vince e si perde anche solo per un punto. Ho perso per molti più punti. Quando si perde è sempre il comandante in capo dell’esercito che si assume la responsabilità”. Per questo ha intenzione di lasciare il suo seggio all’interno del consiglio regionale “per consentire che una nuova base politica abbia inizio”: “Ho 71 anni. Potevo farlo anche prima – ha spiegato -. Mi sono sentito di combattere l’ultima battaglia. L’ho persa, non ho più nulla da dire”. Lo fa con pacatezza: “Non vado via sbattendo la porta. Metto a disposizione il mio seggio per vedere se ci sono soluzioni che aiutino a portare qualche energia nuova”. Potrebbe lasciare il suo posto a qualche giovane o a qualche rappresentante di quelle province meno rappresentate nel consiglio regionale. Chiamparino aveva già lasciato la politica una volta. Nel 2011, al termine del suo secondo mandato da sindaco di Torino, quando “lasciò” il suo posto a Piero Fassino, divenne il presidente della Compagnia di San Paolo, la fondazione bancaria che detiene una fetta importante delle azioni di Intesa San Paolo e investe molti soldi in città. Adesso pensa a un nuovo incarico in una fondazione bancaria? “Per carità!”.

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