“Contrariamente a quel che sembra pensare il legislatore, la corruzione non è quasi mai un fatto singolo. È un reato seriale”. Lo ha detto il membro del Csm Piercamillo Davigo durante l’incontro organizzato a Catanzaro dal dipartimento di giurisprudenza, economia e sociologia dell’università “Magna Grecia”.  “La legalità dell’azione amministrativa e contrasto alla corruzione”. All’incontro – organizzato dal componente laico del Csm, Fulvio Gigliotti –  hanno partecipato anche il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

Proprio quest’ultimo si è soffermato sul reato di corruzione sistemica che “rappresenta la stratificazione del nuovo modo di procedere dell’organizzazione criminale”. In particolare per Gratteri “la pena per questo tipo di corruzione deve essere portata agli stessi valori della pena prevista per l’associazione mafiosa. È più grave asservire stabilmente la propria funzione piuttosto che venderla per un singolo affare”. Per Cafiero De Raho, “la politica non si può muovere solo attraverso la legge.  Deve parlare di mafia, di ’ndrangheta e dei meccanismi di collusione che ci sono. Deve fare pulizia al proprio interno”. Il procuratore nazionale, inoltre, durante il suo intervento, ha lanciato la proposta di una banca dati nazionale degli appalti che consenta di individuare subito i cartelli delle imprese. Se non fermiamo oggi l’economia illegale e mafiosa domani avremo imprese sane che sono costrette a lavorare aggregandosi a imprese mafiose. O addirittura avremo soltanto imprese mafiose”.

“Non possiamo fare conti con l’economia di un Paese – ha affermato il ministro Bonafede – se non affrontiamo in maniera seria e radicale il tema della corruzione. Dobbiamo avere il coraggio di dire che le mafie utilizzano la corruzione per infiltrare le istituzioni. Quando il sistema sarà in grado di dare una risposta di giustizia a tutti i cittadini, allora noi potremo dire che il nostro sistema sarà credibile”. A proposito di norme, secondo Davigo, “alle imprese interne ai cartelli, non fa né caldo né freddo il codice degli appalti ma da fastidio tremendo alle imprese perbene. Certo che serve un codice degli appalti, ma pensare di fronteggiare o prevenire questi fenomeni con inasprimenti normativi è sbagliato. Vorrei vivere in un Paese in cui ci vuole il coraggio per fare il delinquente e non per essere onesto. Mi dicono che sono forcaiolo perché dico queste cose qui. A me sembra che negli altri Paesi funzioni esattamente così”

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