Purtroppo la forza di persuasione delle organizzazioni criminali nella magistratura c’è. E non esistono alibi, né giustificazioni sul fatto che un magistrato si faccia corrompere. Questo lavoro è l’unico mestiere che vi consente di essere veramente liberi”. Così, dal palco del Festival del Giornalismo a Perugia, Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, risponde a una domanda di Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it e di Fq Millennium, in un incontro sulla storia della ‘ndrangheta dalle origini ad oggi, assieme al giornalista e saggista Antonio Nicaso.

Gratteri aggiunge: “La cosa più bella del fare il magistrato è il fatto che non si dipende da nessuno. Non capisco perché certa gente, appena vince il concorso di magistratura, la prima cosa che fa è di cercare una corrente. Ma rilassatevi, godetevi la vita. E’ così bello essere liberi, alzarsi la mattina e dire quello che si pensa. Perché ingabbiarsi? La libertà è la cosa più bella. Credetemi, io sono una delle persone più libere del mondo. Un magistrato viene pagato bene, fa un lavoro bellissimo ed emozionante. Io stesso provo le emozioni di 30 anni fa. L’idea che uno si deve mettere in testa è che un magistrato non può mai essere ricco. Se ti piacciono i soldi – continua – non puoi fare il magistrato. Fai il notaio o un altro lavoro, altrimenti. Devi fare il magistrato per altri valori e altri ideali. Io non riesco a capire perché alcuni magistrati si facciano corrompere. E infatti noi magistrati siamo molto feroci quando apprendiamo che nostri colleghi sono imputati. Per noi è terribile, perché un magistrato corrotto ci fa perdere 10 anni di credibilità”.

Il magistrato si sofferma anche sulla riforma del codice penale: “Non si pensa a una rivoluzione. Ancora oggi, in questo momento, stiamo vedendo poca cosa, non stiamo assistendo a una rivoluzione nel rispetto della Costituzione. Noi avremmo bisogno veramente di una cura da febbre di cavallo. Forse non potremmo sconfiggere del tutto la mafia, ma sicuramente potremmo abbatterla dell’80% entro i prossimi 10 anni. Ma per fare questo ci vogliono grande competenza, conoscenza, volontà, libertà e coraggio. E il coraggio non si vende al supermercato. Quando ci si mette sul serio a fare riforme che inchiodano il potere, tremano i polsi. Non c’è una ricetta contro la mafia, ma esiste la necessità, e quindi la possibilità, di modificare il codice di procedura penale. Tutti parlando di 2.0 e di informatizzazione, ma noi siamo ancora a penna e calamaio”.

Gratteri, infine, spiega la sua proposta di riforma del codice penale, composto da oltre 200 articoli: “L’ho fatta gratis, ma il governo precedente ha approvato un solo articolo, quello sul processo a distanza. L’articolato non è mai stato presentato in Parlamento”.
“Lo ha proposto all’attuale ministro di Grazia e Giustizia?”, chiede Gomez.
Questo mio lavoro non è il quarto segreto di Fatima – ironizza Gratteri – lo conoscono tutti. Questo governo lo ha inserito nel Milleproroghe. E non è stato approvato“.

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