Una primavera senza pioggia, che sembra quasi un inizio d’estate, con temperature sopra la media e il livello delle acque di laghi e fiumi in preoccupante calo. La calura di luglio e agosto è ancora lontana, ma nel nord Italia l’allarme siccità è già cominciato con l’inizio dell’anno. L’inverno secco non ha portato sufficiente acqua, le riserve di neve sulle montagne sono scarse e il rischio è che ci sia un tracollo per l’agricoltura e l’allevamento proprio nelle terre dove l’agroalimentare è un traino per l’economia. I primi effetti si cominciano a sentire in regioni come il Veneto e il Piemonte, dove si riscontrano già problemi per l’irrigazione delle colture. “La grave siccità nelle campagne del nord provocata da precipitazioni invernali dimezzate rispetto alla media storica – ha detto a ilfattoquotidiano.it Rolando Manfredini, responsabile qualità e sicurezza alimentare di Coldiretti – è solo l’ultimo capitolo degli effetti delle anomalie climatiche con il ripetersi di eventi estremi, che sono costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.”

Piogge dimezzate e temperature in aumento
Secondo i bollettini diffusi dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il nord e una parte del centro Italia già dai primi mesi del 2019 si trovano in uno stato di severa siccità per assenza di pioggia. Analizzando i dati storici sulle precipitazioni cumulate, soprattutto nel nord Italia, l’andamento è quasi sempre in negativo se si considera il periodo a cavallo tra il 2018 e il 2019. Se fino a ottobre e a novembre le piogge erano state superiori alla media, da dicembre a oggi, l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Cnr-Isac) ha registrato un calo rispetto al trend storico 1971-2000 a nord, dove manca circa il 50% delle piogge medie attese. I mesi invernali inoltre, tra dicembre e febbraio, sono al 23esimo posto tra quelli più caldi dal 1800, soprattutto al centro e nel nord Italia, dove in corrispondenza della Pianura Padana si registrano temperature aumentate da 1 a 2 gradi rispetto alla media. Un’ascesa in linea con il 2018, considerato dagli esperti del Cnr come l’anno più caldo nella storia del nostro Paese.

Il fenomeno della riduzione delle piogge però è cominciato molti anni fa. Secondo i dati diffusi dal Ministero delle politiche agricole in quasi tutte le regioni del nord Italia negli ultimi dieci anni si è assistito alla diminuzione di precipitazione cumulate. Basti pensare che nel 2009 in Piemonte si registravano 926,1 millimetri di acqua caduti in un anno, che nel 2017 sono diventati 471,6 (-44,4). In Val D’Aosta si va dai 774,3 mm del 2009 ai 452,4 del 2017 (-44,1). Stesso andamento in Lombardia, dove si è passati dagli 808,4 mm ai 620,4 (-29,9), e ancora in Liguria, dove dai 969,8 del 2009 si arriva dieci anni dopo a 580,2 mm (-34,5).

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