di Francesca Scoleri

Potremmo passare per persone serie che pensano a cose edificanti di tanto in tanto, soprattutto dopo una scampata tragedia come quella del bus coi suoi 51 bambini a bordo, ma siccome non amiamo smentirci, ci tuffiamo nelle polemiche dove, ormai è noto, sguazziamo benissimo.

Quello che è accaduto a San Donato Milanese – o meglio, quello che non è accaduto, una strage di innocenti per mano di un criminale – imporrebbe un profilo basso da parte delle istituzioni e una carica di umanità necessaria in un momento di grandi disordini sociali. Pura utopia, me ne rendo conto da sola pensando che al ministero degli Interni c’è Matteo Salvini. Altro che low profile. Salvini sulle polemiche ci campa; un terreno dove si consumano parole vuote che altri hanno pronunciato e di cui poco si è compreso ma ripeterle fa sentire forti e orgogliosi quindi come resistere?

Questa è solo una parte del teatro che ha avuto al centro il giovane Ramy, il piccolo eroe che ha smantellato i piani dell’esaltato pronto a dare alle fiamme l’autobus e i bambini presi in ostaggio. La commedia prevede anche una controparte: il Partito democratico coi comunicati stampa buttati li per ricordare al Paese che è sempre stato dalla parte giusta nel sostenere lo ius soli.

Il giovane andava premiato, farlo sentire parte di una comunità che sfocia troppo spesso in comportamenti di intolleranza è giusto e doveroso, ci è arrivato anche Salvini dopo giorni di sì e no lanciati al primo microfono utile. Certo, le parole con cui ha accompagnato una delle sue ultime dichiarazione su Ramy mi avevano lasciata parecchio perplessa: “Sì alla cittadinanza per il tredicenne, ha capito i valori di questo Paese“.

Ramy ha dimostrato coraggio quanto forse un adulto difficilmente avrebbe saputo dimostrare e ritengo meriti non solo la cittadinanza, ma molto altro dall’Italia e dagli italiani cui sono stati rimandati a casa i figli prossimi alla strage. Riportare questo coraggio come fosse prerogativa dell’italiano medio, è quanto di più ipocrita si possa sentire. L’uguaglianza fra le persone è il valore più alto che vorrei attribuire al mio Paese; pari opportunità e pari dignità per chi ci vive, che vi sia nato o che vi sia giunto da lontano. Ma questo è un concetto inesistente già mettendo a confronto italiani con altri italiani.

Salvini ha il dovere di rendere questo Paese più vivibile evitando di esporlo a rischi legati all’odio razziale. Realizzare quanto stia crescendo il suo elettorato solo ed esclusivamente su questo, è desolante. Lo dicono i fatti: sta dentro un governo a trazione 5 stelle che propone e concretizza, ma pare essere proprio il suo l’elettorato che cresce. In fondo cosa contano i fatti nella Repubblica delle polemiche? Contano le parole, conta il nemico confezionato ad hoc per farci dimenticare che siamo dove siamo perché la capacità e la volontà d’analisi – soprattutto sulla classe dirigente – sono state vitali quanto un encefalogramma piatto.

Il nemico serve come effetto alcol. Dobbiamo dimenticare il Salvini di oggi, di cui giornali e televisioni ci nutrono, e la pseudo-sinistra che ha mercanteggiato regole e ordine sociale per quattro soldi. In mezzo ci sono le nostre sventure ma anche storie belle come quella di Ramy che a soli 13 anni, ha motivo di essere fiero di sé e motivo di orgoglio per la sua famiglia e per noi tutti. Non vorrei sentire altro che questo.

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