Domenica 24 marzo sarà una data storica per il calcio femminile in Italia: per assistere a Juventus-Fiorentina, sfida scudetto del campionato, all’Allianz Stadium di Torino ci saranno più di 30mila spettatori. Le bianconere giocheranno nello stesso stadio dei bianconeri, quasi tutto esaurito come fosse un match di cartello della più famosa Serie A. Finalmente la parità di genere è raggiunta anche nel pallone. O forse no.

La notizia del grande successo del big match del calcio rosa rimbalza da giorni sui principali quotidiani, sportivi e non: commenti entusiasti sulla crescita del movimento, interviste d’autore, appelli per il tanto decantato riconoscimento del professionismo anche alle donne. C’è un piccolo dettaglio, però, che è passato quasi inosservato ed è invece decisivo: i 30mila e passa biglietti venduti per domenica non sono affatto venduti, ma tutti gratuiti, dal primo all’ultimo. Lo stadio sarà tutto esaurito (o giù di lì) ma solo perché la gente potrà andarci senza pagare.

Questo non vuol dire sminuire la partita di domenica, la sua valenza sportiva (ci si gioca uno scudetto) e simbolica per il movimento. Tutto questo resta. Bisogna però diffidare dalla solita falsa retorica o da equivalenze semplicistiche: il gap tra calcio maschile e femminile non si sta riducendo, i due universi probabilmente resteranno sempre imparagonabili (con tutto ciò che ne deriva). La differenza si tocca con i numeri. L’ultima Juve-Fiorentina in Serie A (20 settembre 2017) fu vista da 35.652 spettatori, per un incasso di 1,6 milioni di euro. Domenica per la Juve Women le persone saranno più o meno le stesse, per un guadagno di zero euro.

Non è nemmeno una questione solo italiana, perché Atletico Madrid-Barcellona della settimana scorsa, record mondiale del calcio femminile con oltre 60mila presenze finito sulle pagine di tutti i giornali, aveva un meccanismo d’ingresso simile: gratuito per gli abbonati, una quota simbolica di 5 euro per gli esterni; secondo i dati diffusi dagli organizzatori i paganti erano appena il 40% del totale, per un incasso di circa 120mila euro. Cifra irrisoria rispetto agli incassi abituali del Wanda Metropolitano.

Il record di domenica va dunque inquadrato nella giusta dimensione, e solo i numeri sono in grado di farlo. Juve-Fiorentina è una bella notizia, magari un primo passo per far apprezzare il calcio femminile al grande pubblico. Sicuramente non un traguardo, o un record da sventolare sul terreno scivoloso di altre battaglie. Come ad esempio quella del professionismo. C’è chi ne fa una crociata culturale, ideologica. In realtà il professionismo sportivo è soprattutto una questione economica, anzi fiscale: le società professionistiche incorrono in tutta una serie di oneri che risultano insostenibili per la maggior parte delle discipline, anche al maschile.

In Italia, infatti, soltanto la Serie A di basket è un campionato professionistico, oltre ovviamente a quelli di calcio dove però la Serie C sta implorando il governo per uscire dal sistema e rifugiarsi in un meno gravoso regime “semiprofessionistico”. Non c’è nulla di degradante nell’essere “dilettanti”, anzi. E parliamo di movimenti con un giro d’affari ben maggiore del calcio femminile: se davvero ottenesse di uscire dalla Lega Dilettanti e dal mondo del dilettantismo come chiede, rischierebbe di morire nel giro di un paio di stagioni (solo 2-3 club, affiliati a grandi società maschili, potrebbero permetterselo).

Chi ha davvero a cuore il calcio femminile e il suo sviluppo dovrebbe porsi innanzitutto una domanda: se ci fossero gli stessi prezzi di quando giocano Cristiano Ronaldo & Co, domenica lo stadio sarebbe tutto esaurito? No: lo è solo perché il biglietto è gratuito. Godiamoci allora Juventus-Fiorentina: un primo passo, un’intelligente iniziativa promozionale per tutto il movimento, una splendida partita di pallone. Il calcio femminile ha bisogno soprattutto di questo per crescere.

Twitter: @lVendemiale

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