Il 2019 sarà l’anno della cattura di Matteo Messina Denaro. Lo sostiene il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho in un’intervista a Gnewsonline.it, il quotidiano online del Ministero della Giustizia: “Le reti che lo attorniano e che lo sostengono sono sempre numerose ma di volta in volta, mese dopo mese, si interviene tagliandole. Così facendo ci si avvicina all’obiettivo e credo che il 2019 sarà proprio l’anno della fine della sua latitanza“, dice il magistrato.

Diretto dal portavoce del guardasigilli Alfonso Bonafede, Andrea Cottone, il portale è una testata registrata: dalla gerenza si apprende che ha un social media manager, una segretaria di redazione, alcuni collaboratori, e un coordinatore editoriale che è Massimo Filipponi. Proprio quest’ultimo è autore dell’intervista a Cafiero De Raho, al quale chiede: “Secondo lei il 2019 può essere l’anno della cattura di Matteo Messina Denaro?”. “Sono convinto – dice il numero uno di via Giulia – che le attività investigative sviluppate sul territorio nazionale consentano di raggiungere questo obiettivo.  Lo dico non solo perché sono ottimista ma anche perché sono straordinari gli impegni, in termini di impiego di personale e risorse economiche, che in questo momento si investono sulla cattura di Messina Denaro. E d’altro canto lo Stato deve necessariamente conseguire questo obiettivo perché non si può consentire che uomini del calibro mafioso di Messina Denaro continuino a sottrarsi alle ricerche“.

Dialogando con il portale di via Arenula il procuratore Antimafia promuove poi il ddl Anticorruzione, fortemente voluto dal ministro Bonafede. “Il decreto anticorruzione è stato sicuramente un ulteriore e importante passo in avanti per contrastare uno degli aspetti di maggiore inquinamento della nostra economia e di parte della nostra politica. Tra l’altro si sostiene da tempo che le mafie oggi utilizzano gli stessi metodi che i corruttori hanno utilizzato per entrare nell’economia e sovvertire il sistema degli appalti o comunque dei rapporti con la pubblica amministrazione. Non più minacce, non più violenze ma denaro e favori. Per cui, aumentare gli strumenti di contrasto nel campo della corruzione significa anche migliorare il contrasto alle mafie”, dice De Raho.

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