La sovranità monetaria non è la strada giusta e lo dimostra il fatto che prima dell’euro “le decisioni rilevanti di politica monetaria erano prese in Germania” mentre oggi sono partecipate da tutti. Ma è anche vero che “in vari Paesi i benefici che ci si attendevano dall’Unione monetaria non si sono ancora realizzati”, perché era “impensabile” che ai quei benefici si arrivasse senza il “completamento dell’unione bancaria o del bilancio comune con funzioni anti-crisi“. Il presidente della Bce, Mario Draghi, affronta così il tema della moneta unica nel suo discorso in occasione del conferimento di un PhD honoris causa da parte del Sant’Anna di Pisa.

“La possibilità di stampare moneta per finanziare il deficit” non è richiesta “neanche dai Paesi che fanno parte del mercato unico ma non sono parte dell’euro”, dice Draghi per smentire le tesi dei “presunti vantaggi della sovranità monetaria”. Il presidente della Bce ricorda infatti che “alcuni paesi persero sia i benefici della flessibilità dei cambi che la sovranità della loro politica monetaria”, e “i costi sociali furono altissimi”, in un “processo che si concluse con le crisi valutarie del ’92-’93“.

“Dal varo del sistema monetario europeo – continua Draghi – la lira fu svalutata sette volte, eppure la crescita della produttività fu inferiore a quella dell’euro a 12, la crescita del prodotto pressappoco la stessa, il tasso di occupazione ristagnò”. Allo  stesso tempo, sottolinea il presidente Bce, “l’inflazione toccò cumulativamente il 223% contro il 126% dell’area euro a 12″.

Ma, dopo aver smontato le teorie sovraniste, Draghi attacca anche quello che l’Unione europea ha fatto, o meglio non ha fatto, dopo l’introduzione dell’euro. “È anche vero – dice infatti il presidente Bce – che in vari Paesi i benefici che ci si attendevano dall’Unione monetaria non si sono ancora realizzati” con la “cultura della stabilità che avrebbe portato l’Unione economica e monetaria”. “Ma non era pensabile – aggiunge Draghi – che a quei benefici si arrivasse solo dall’unione monetaria”. “Occorreva e occorre fare di più” per conseguire “più crescita e occupazione”.

Durante il suo intervento al Sant’Anna, Draghi rimarca che “per porre i Paesi dell’euro al riparo dalle crisi occorre procedere quanto meno sul completamento dell’unione bancaria o su quello del bilancio comune con funzioni anti-crisi”. Infine, arrivando a un sunto tra le due posizioni, Draghi conclude con un’altra critica: “L’inazione su entrambi i fronti è inaccettabile, accentua la fragilità dell’unione monetaria proprio nei momenti di crisi e dunque la divergenza aumenta”.

“Nel resto del mondo il fascino di ricette e regimi illiberali si diffonde, a piccoli passi si rientra nella storia. È per questo che il nostro progetto europeo è oggi ancora più importante. E’ solo continuandone il progresso, liberandosi le energie individuali ma anche privilegiando l’equità sociale che lo salveremo attraverso le nostre democrazie ma nell’unità di intenti”, afferma il presidente della Bce terminando il suo intervento alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

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