Tredici voti a favore, otto contrari e sette astenuti: con questi numeri il Comitato per il commercio dell’Unione europea non si è espresso, oggi a Bruxelles, né in favore né contro il ripristino dei dazi sulle importazioni in Europa di riso da Cambogia e Myanmar. L’orientamento però è chiaro: si va verso il ritorno delle tasse in entrata. Significativo, inoltre, il fatto che la Germania si sia astenuta, mentre la Francia abbia votato a favore dei dazi. La palla ora torna alla Commissione europea, perché per approvare il provvedimento serviva una maggioranza qualificata nel Comitato. Che ha preferito non esprimersi, pur dando un’indicazione politica chiara. L’interpretazione della Coldiretti, del resto va proprio in questa direzione: “L’Unione Europea cambia rotta e mette finalmente i dazi per fermare l’invasione di riso asiatico dalla Cambogia e dalla Birmania (ex Myanmar) che per anni ha fatto concorrenza sleale ai produttori italiani nonostante l’accusa di violazione dei diritti umani ed addirittura di ‘genocidio intenzionale‘ peri i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya” ha detto Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel commentare la decisione di applicare la clausola di salvaguardia con i dazi sulle importazioni di riso da questi Paesi, assunta dal comitato ‘Sistema preferenze generalizzate’ su proposta della Commissione europea. “È necessario – ha sottolineato Prandini – che tutti i prodotti importati dall’estero seguano le stesse regole in vigore a livello comunitario in termini di rispetto delle norme sul lavoro, sull’ambiente e sulla salute”.

Non è la prima volta, del resto, che la questione del riso cambogiano e birmano arriva sul tavolo della Commissione Ue. Lo scorso 6 novembre l’organismo ha dato ragione agli agricoltori italiani, che chiedevano di veder loro riconosciuto un danno economico dalle importazioni di riso dall’Oriente a dazio zero. La decisione della Commissione è arrivata dopo la conclusione dell’indagine iniziata nel marzo 2018 dall’Esecutivo europeo e la diretta conseguenza è stata proprio la messa al voto di oggi per il ritorno dei dazi. L’inchiesta in questione era stata avviata su istanza presentata nel febbraio scorso dall’Italia, principale produttore di riso dell’Ue, con il sostegno di altri sette Paesi (Francia, Spagna, Grecia, Portogallo, Ungheria, Romania e Bulgaria). Proprio quelli che oggi hanno votato a favore del ripristino dei dazi. “Auspichiamo che il Collegio dei Commissari adotti al più presto l’atto di implementazione relativo all’attivazione della clausola di salvaguardia del riso. La votazione di oggi conferma comunque una maggioranza di intenti” ha detto il ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio. Che poi ha aggiunto: “Dal canto nostro, proseguiamo la nostra battaglia – ha sottolineato Centinaio – a tutela dei nostri prodotti e del reddito dei nostri risicoltori, puntando sulla qualità, sulla promozione e sulla trasparenza in etichetta per riconoscere i veri prodottiitaliani“. A giugno scorso, invece, il vicepremier Matteo Salvini aveva preannunciato che, così come accaduto per i migranti, avrebbe ordinato di chiudere i porti anche alle navi cariche di riso asiatico. Non si è arrivati a tanto, ma mai come oggi i dazi sono stati così vicini dal ritornare in vigore.

“Il comitato – ha spiegato ancora la Coldiretti – ha votato a maggioranza l’imposizione di misure di salvaguardia richieste dall’Italia con 13 voti a favore tra i quali la Francia (57% della popolazione), 7 astenuti tra i quali la Germania e 8 contrari tra i quali la Gran Bretagna con la mancanza di una maggioranza qualificata che consente ora alla Commissione di procedere con le misure da lei stessa proposte che prenderanno effetto da metà gennaio 2019″. Per salutare l’attesa decisione ‘salva riso italiano’ gli agricoltori provenienti dalle diverse aree di coltivazione si sono riuniti nella sede della Coldiretti a Roma dove è stata preparata una maxirisottata Made in Italy ed allestita la prima mostra delle varietà più coltivate in Italia ma anche sui mille usi del cereale più diffuso al mondo.

“Si tratta infatti del risultato della mobilitazione della Coldiretti nelle piazze italiane e nelle sedi istituzionali che ha portato Bruxelles a riconoscere il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso che – ha sostenuto la Coldiretti – giustificano l’attivazione della clausola di salvaguardia e lo stop alle agevolazioni a dazio zero. Nonostante le accuse di sfruttamento del lavoro anche minorile i due Paesi asiatici hanno goduto fino ad ora – ha denunciato la Coldiretti – da parte dell’Unione Europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime Eba (tutto tranne le armi). Il risultato – ha precisato la Coldiretti – è che il regime preferenziale di scambi ha consentito di far crescere vertiginosamente le importazioni di riso indica lavorato da Cambogia e Myanmar che nel 2008/2009 ammontavano infatti a 5.297 tonnellate mentre nel 2017/2018 sono state 326.007 (e sono cresciute ancora nel 2018, superando le 372.000)”. Le vendite di riso lavorato italiano nell’Ue invece sono passate da 240.305 tonnellate a 192.302 nello stesso arco di tempo (-20%) e le quotazioni della produzione nazionale sono crollate del 40% negli ultimi 2 anni.

“Il riso Indica prodotto in Cambogia e Myanmar – ha fatto sapere la Coldiretti – arriva infatti sul mercato della Ue in volumi e livelli di prezzo tali da determinare serie difficoltà agli operatori europei del settore e pertanto è stato giustamente deciso il ripristino dei dazi nel triennio 2019-2022″. In particolare la clausola di salvaguardia – ha spiegato la Coldiretti – ha un periodo di reintroduzione dei dazi sul riso indica lavorato per un periodo non superiore a tre anni, con un valore scalare dell’importo stesso da 175 euro a tonnellata nel 2019, 150 euro a tonnellata nel 2020 e 125 euro a tonnellata nel 2021; una proroga è possibile ove sia giustificata da particolari circostanze. “Una misura indispensabile – ha concluso la Coldiretti – per difendere la coltivazione di riso in Italia, Paese che detiene il primato nazionale in Europa con una produzione di 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 219300, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica. In Lombardia in particolare, con quasi 100 mila ettari coltivati e oltre 1.800 produttori, si concentra oltre il 40% del riso italiano”.

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