Nel solo 2017 secondo il Cresme in Italia ci sono stati oltre 17mila nuovi abusi edilizi, più di tutte le demolizioni di immobili fuorilegge eseguite negli ultimi 15 anni, pari a circa 14mila. “Abbattere una casa è – ancora oggi – politicamente e socialmente impopolare. Se poi la legge non mi persegue, posso permettermi di non fare nulla e lasciare le cose come sono”, sintetizza un recente rapporto di Legambiente. Sul percorso verso la demolizione spesso spuntano ricorsi dei proprietari, ma anche inadempienze e mosse della politica: l’ultima, il condono di Ischia, contenuto nel dl Genova. Politica che spesso non manca di usare lo stop agli abbattimenti come arma elettorale. Da Silvio Berlusconi, che nel 2011 annunciò la moratoria per conquistare i voti dei campani, fino al sindaco del Comune siciliano di Palma di Montechiaro, che adesso rischia il rinvio a giudizio per aver sospeso le demolizioni.

Comuni inadempienti sulle demolizioni
Secondo l’Istat, a livello nazionale tra il 2005 e il 2017 si è passati dal 12% a oltre il 19% di edilizia abusiva sul totale. Nel 2015 era fuorilegge oltre il 47% del patrimonio edilizio al Sud, il 19% al Centro e quasi il 7% al Nord. La Campania è in testa alla classifica, con un immobile abusivo su due. Violazioni che sopravvivono soprattutto per inadempienze dei Comuni: “I nostri dati mostrano come le amministrazioni emettano le ordinanze di abbattimento, oltre 71mila tra il 2004 e il 2018, ma non diano poi seguito a questi atti. D’altra parte, nessuno verifica che quanto disposto venga attuato e nessuno paga per il fatto di non agire”, spiega da Legambiente Laura Biffi, tra i curatori del rapporto “Abbatti l’abuso” pubblicato a settembre.

Così, succede che i Comuni intimino ai proprietari delle case abusive di demolire, ma senza risultati concreti: l’80% degli ordini rimane infatti inapplicato, come avvenuto anche per la villetta di Casteldaccia, in provincia di Palermo, dove hanno perso la vita nove persone. “Ho visto Comuni campani dove arrivavano anche 20 ricorsi al giorno. Ci sono sindaci che di fronte al contenzioso si bloccano, anche se in realtà la legge dice che l’iter di demolizione non dovrebbe interrompersi”, spiega a IlFattoQuotidiano.it uno degli avvocati del Wwf, Maurizio Balletta.

Abbattimenti fermati e danni erariali
Non solo: di fronte alle inottemperanze dei cittadini, le amministrazioni non si preoccupano di acquisire la proprietà dell’immobile come invece prevede la legge. Negli ultimi 15 anni, secondo i dati raccolti da Legambiente, è stato trascritto nei registri immobiliari del Comune solo il 3% degli immobili colpiti da ordine di demolizione non rispettati. “Un comportamento omissivo da parte delle amministrazioni locali che implica un considerevole danno erariale, dovuto alla mancata riscossione del canone di occupazione e dei tributi relativi all’immobile abusivo”, si legge nel rapporto. Il sindaco, i dirigenti dell’ufficio tecnico e il segretario di Lettere, nel napoletano, sono stati condannati dalla Corte dei conti a risarcire il Comune per quasi 130mila euro causato da due immobili abusivi in teoria passati alla proprietà dell’ente, ma di fatto rimasti nelle mani dei proprietari.

Sindaco a rischio rinvio per lo stop alle ruspe
Conseguenze giudiziarie che negli anni non hanno fermato i politici nelle loro promesse elettorali. La storia emblematica è quella di Palma di Montechiaro, comune in provincia di Agrigento pesantemente colpito anche nell’ultima ondata di maltempo. Qui fino al 2005 secondo l’ex primo cittadino Rosario Benfanti non c’era nemmeno un Piano regolatore. Durante la campagna elettorale e dopo la sua elezione a giugno 2017 l’attuale sindaco Stefano Castellino ha annunciato di voler interrompere l’iter degli abbattimenti, finendo così indagato dalla Procura. Adesso il primo cittadino rischia il rinvio a giudizio. “In una terra in cui la mafia prolifera, in cui le macchine prendono fuoco di notte le demolizioni sono sì una priorità ma sarebbe opportuno dare prima sicurezza a una comunità che oggi vive una situazione di abbandono dallo Stato. Uno Stato che conosciamo solo per eventi vessativi”, si era difeso Castellino dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia.

La teoria dell’”abusivismo per necessità”
Il primo cittadino di Palma è solo l’ultimo a voler fermare le ruspe. “In certe aree i candidati si sono sempre spesi in questi termini. Più il comune o il collegio sono terre di abusivismo, e più l’impegno a sospendere le demolizioni frutta voti”, dice Biffi a IlFattoQuotidiano.it. Il pensiero va al caso del ddl Falanga che teorizzava l'”abusivismo di necessità“, arrivato agli sgoccioli della scorsa legislatura e fermato a un passo dall’approvazione definitiva a ottobre 2017, e alla legge varata dalla Regione Campania e dichiarata illegittima a luglio dalla Corte costituzionale: la norma, voluta dal governatore Vincenzo De Luca, consentiva ai Comuni di non procedere alle demolizioni e di affittare o addirittura alienare l’immobile abusivo allo stesso costruttore abusivo.

Situazione di non ritorno, sindaci responsabili
Spesso, racconta Laura Biffi, “le demolizioni avvengono su intimazione delle Procure, che in caso di inazione prospettano ai responsabili degli uffici tecnici l’iscrizione del registro degli indagati per omissione d’atti d’ufficio“. La fase decisiva del mettere in atto gli abbattimenti, anche quando l’ordinanza è accompagnata da una sentenza penale, spetta sempre ai Comuni. “Se non agiscono e c’è un procedimento in corso, è il pubblico ministero a prendere in mano la situazione, che però di nuovo delega i sindaci ad avviare la demolizione”, spiega Balletta.

In caso contrario la legge prevede che se i sindaci non agiscono debbano entrare in campo Regioni e prefetti, ma le demolizioni attuate da questi ultimi sono al momento poche: “Il punto è che nessuno vuole prendersi questa patata bollente. Come Legambiente proponiamo però che il compito di eseguire le demolizioni spetti proprio ai prefetti, perché non condizionati da un mandato elettorale”, aggiunge Biffi.

L’altro nodo è quello economico: “I Comuni in certi casi lamentano di non avere i soldi per abbattere gli immobili abusivi, ma c’è la possibilità di prendere un mutuo attraverso la Cassa depositi e prestiti”, dice Balletta. A pagare in ultima istanza dovrebbero essere i proprietari ma, aggiunge l’avvocato, “non conosco casi in cui l’ente pubblico è riuscito a rivalersi sul cittadino responsabile dell’abuso. Purtroppo l’inazione dei Comuni ha portato a un punto di non ritorno: se si fosse demolito gradualmente sarebbe stato più facile, adesso invece solo in Campania servono miliardi di euro”.

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