Poveri animali con le zampe, non c’è pace per loro. O hanno la fortuna di nascere cani (meno che in Calabria) o gatti e allora hanno ancora qualche speranza di vivere una vita normale, altrimenti sono cavoli loro. Si passa dagli “animali da reddito”, destinati a una breve vita in prigione per poi passare alla pena capitale, senza avere alcuna colpa se non quella di venire al mondo, alla “selvaggina”, destinata a essere abbattuta dalle doppiette. Dalle mattanze si salvano poche specie. Spesso perché in numeri troppo ridotti per accanircisi contro.

Dal Partito comunista che si coccolava i suoi amici cacciatori (come ricorda il direttore di acaccia.com Marco Buzziolo, partito “che non aveva avversioni nei confronti dei cacciatori, e ne era anzi vivace ed operativo sostenitore”), al Pd attuale e alla Lega, il partito del celodurismo che parla alla pancia della gente e spara alla testa degli animali, i nostri governanti non hanno mai voluto mettere mano alla modifica dell’articolo 842 C.C., il quale prevede che il cacciatore può impunemente entrare nel mio fondo, a meno che io proprietario non spenda un patrimonio per recintarlo. A dimostrazione che la proprietà privata viene tutelata solo se conviene elettoralmente: uno non può entrare in casa mia con la pistola, ma può entrare col fucile nel mio terreno.

Ho pensato a tutto questo e molto altro leggendo dell’ennesima vittima, questa volta umana, della caccia, il 19enne escursionista freddato ad Apricale, nell’entroterra di Sanremo. Ho pensato alla mediocrità dei politici, alla crudeltà di noi umani, alla stupidità di divertirsi uccidendo.

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