Prima l’aumento delle pensioni minime, poi, dopo la riforma dei centri per l’impiego, partirà il reddito di cittadinanza. L’agenda sulla riforma considerata centrale per il Movimento 5 stelle è stata data dalla sottosegretaria Laura Castelli. Che ha quindi ufficializzato le indiscrezioni degli ultimi giorni secondo cui il provvedimento non sarebbe partito a pieno ritmo già da gennaio. Il reddito di cittadinanza si farà nel 2019, ha detto la grillina in un’intervista a la Stampa “come promesso. Partiremo il primo gennaio con le pensioni di cittadinanza, portando le minime a 780 euro. Intanto ci occuperemo della riforma dei centri per l’impiego. Abbiamo calcolato che ci vogliono 3-4 mesi. Successivamente partirà il reddito di cittadinanza”. Le aspettative sono molto alte dentro il Movimento e nei giorni scorsi non sono mancate le tensioni con il ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Se non viene approvato ci saranno problemi per il governo”, aveva dichiarato Luigi Di Maio lasciando intendere che la discussione è molto accesa. Intanto secondo un sondaggio dell’Osservatorio Expo Training fatto su un campione di 500 imprenditori, il 58 per cento ha detto di essere a favore della misura.

Oggi la Castelli, se da un lato ha dato un nuovo timing per la realizzazione, dall’altra ha garantito che la platea sarà “quella prevista dal contratto” e “costerà 10 miliardi, ovviamente considerando le pensioni che partono a gennaio”. “Le risorse”, ha aggiunto, “ci sono”. “Creeremo un’identità digitale del reddito di cittadinanza che disincentiverà il nero. Con il team di Diego Piacentini, commissario per l’Agenda digitale, stiamo mettendo insieme tutte le banche dati necessarie, Inps, centri per l’impiego, centri di formazione”, “si eviterà l’evasione, la corruzione, i furbetti. Ormai il reddito ce lo copia anche Macron. Magari facciamo una joint venture”, “si può pensare a un reddito Ue”.

Al presidente della Bce, Draghi, che ieri ha parlato di “danni” dopo le dichiarazioni del governo, ha risposto: “Avrete notato che lo spread è sceso da quando abbiamo fatto capire ai mercati che crediamo a un governo di legislatura e che il Def e la legge di Bilancio su cui stiamo lavorando guarda ai prossimi 15 anni” e “Draghi cambierà idea tra dieci giorni quando leggerà il Def. Vedrà che facciamo sul serio. Se poi non gli piace questo governo…”.

Intanto l’Osservatorio Expo Training ha diffuso un sondaggio fatto su un campione di 500 imprenditori intervistati a luglio scorso. Di questi il 58% ha dichiarato di essere “molto” o “abbastanza” d’accordo con l’istituzione del reddito di cittadinanza. “Il 77%”, prosegue lo studio, “lo vorrebbe molto più legato alla frequentazione di corsi di formazione seri, da concordare con le imprese del territorio. Il 69% vorrebbe avere una più stretta collaborazione con i centri per l’impiego. Il 44% ritiene che dopo una adeguata formazione potrebbe effettivamente offrire un posto di lavoro. E gli imprenditori disponibili ad assumere aumentano al 53% nel centro nord”. Il presidente di Expo Training Carlo Barberis ha detto: “A differenza di quanto potevamo aspettarci, gli imprenditori sembrano favorevoli al reddito di cittadinanza, ma a patto che sia un intervento strettamente legato ad un percorso formativo. Vorrebbero però un ruolo più diretto di concertazione territoriale per indirizzare la formazione e con i centri per l’impiego, per figure professionali davvero utili e preziose per le loro imprese”.

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