Gli italiani promuovono il decreto Dignità e bocciano il Jobs Act. Il primo provvedimento portato avanti dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio e approvato dal Consiglio dei ministri piace sopratutto agli elettori del M5s e della Lega, ma anche più della metà degli elettori del Partito democratico approvano le politiche contenute nella norma. Il giudizio maggiormente positivo arriva sulla stretta alle imprese che delocalizzano dopo aver ricevuto agevolazioni dallo Stato: piace a tre italiani su quattro, al 92% dei grillini e al 63% dei dem. Tutt’altre percentuali quelle riguardanti invece la norma simbolo del governo Renzi sul lavoro: il Jobs Act andrebbe mantenuto così come solo per il 4% degli intervistati.

Sono alcuni dei risultati dell’ultima rilevazione da Ipsos per il Corriere della Sera. Secondo Nando Pagnoncelli, il consenso è riconducibile a varie ragioni, a partire dal nome, Dignità, che evoca la situazione difficile di molti lavoratori. Il lavoro rimane infatti la priorità principale degli italiani, un dato ormai consolidato da due decenni. E le critiche arrivate al decreto da parte di imprese e sindacati, sostiene il sondaggista, non hanno fatto altro che rafforzare la dicotomia tra élite e popolo: c’è un clima di stadio, si legge nella sua analisi sul Corriere, che porta le persone a prendere posizione sulla base della propria appartenenza politica.

Fatto sta che le quattro misure simbolo del dl Dignità di Di Maio non vengono bocciate neanche dagli oppositori, che siano di centrodestra o centrosinistra. Come la stretta sulle delocalizzazioni, anche quella sulla pubblicità per le aziende del gioco d’azzardo piace a tre italiani su quattro: l’87% degli elettori M5s, il 79% di quelli leghista, ma anche il 69% di Forza Italia e il 62% del Pd. L’aumento degli indennizzi ai lavoratori nei casi di licenziamento senza giusta causa e la restituzione proporzionale di eventuali aiuti statali per chi licenzia viene approvato dal 71% degli intervistati. Pure in questo caso il consenso tra gli elettori delle opposizioni supera la maggioranza.

Meno apprezzate invece le agevolazioni fiscali per i liberi professionisti e la restrizione sull’uso dei contratti a termine, rispettivamente dal 57% e dal 54 per cento. Qui cala anche il consenso degli elettori di Forza Italia e Pd.

Di Maio ha anche dichiarato che il decreto Dignità è un primo passo per smantellare le norme del Jobs act che hanno favorito la precarietà. A questo proposito il 43% degli italiani ritiene che la riforma del lavoro promossa dal governo Renzi non vada smantellata ma corretta, il 30% al contrario vorrebbe che fosse completamente smantellata e solamente il 4% è del parere che vada mantenuta così com’è, mentre il 23% non si esprime. Anche tra gli elettori del Pd prevale l’idea del parziale cambiamento del Jobs act (73%), mentre solo il 17% lo manterrebbe inalterato.

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