La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio della sindaca Chiara Appendino e di altri 14 indagati nell’inchiesta su quanto accadde in Piazza San Carlo la sera del 3 giugno 2017 quando, durante la proiezione sul maxischermo della finale di Champions League, delle ondate di panico tra la folla provocarono oltre 1500 feriti e la morte di una donna. Si procede per i reati di disastro lesioni e omicidio colposo. L’indagine riguarda le modalità con cui fu organizzato e gestito l’evento di piazza.

Le indagini erano state chiuse il 12 aprile scorso.  Alla prima cittadina e agli altri sono contestati, in concorso, l’omicidio colposo, le lesioni colpose e il disastro colposo. Il 3 giugno scorso, serata in cui migliaia di tifosi bianconeri si erano radunati davanti a un maxischermo per assistere alla finale di Champions League tra la squadra di Massimiliano Allegri e quella di Zinédine Zidane. La folla impazzita, attivata da uno spray al peperoncino da una banda di ladri (come si è scoperto successivamente), travolse tutto. Lo scorso aprile sette giovani sono stati arrestati. Le indagini della procura hanno permesso di scoprire che la banda aveva già agito con le stesse modalità durante altri eventi in Europa. 

Moltissime persone furono gravemente ferite nella calca e più di 1.500 finirono in ospedale. Qui è stata ricoverata a lungo Marisa Amato, che quella sera camminava col marito in una via vicina a piazza San Carlo. Fu travolta dalle persone in fuga e calpestata. Oggi è su una sedia a rotelle. Andò peggio a Erika Pioletti, 38enne della Val d’Ossola arrivata a Torino per guardare la finale insieme al fidanzato: è morta dopo 12 giorni di ricovero al San Giovanni Bosco. Molte delle colpe di questi fatti sono stati attribuiti alle carenze organizzative.

Chiesto il processo anche per l’ex capo di gabinetto della sindaca, Paolo Giordana; il direttore del Suolo pubblico del Comune Paolo Lubbia; la dipendente Chiara Bobbio; l’allora questore di Torino Angelo Sanna e il suo capo di gabinetto Michele Mollo; il dirigente del Commissariato Centro Alberto Bonzano; il presidente di “Turismo Torino” (ente organizzatore materiale) Maurizio Montagnese e il dirigente Danilo Bessone insieme ad altre persone con ruoli più tecnici. Per il prefetto Reanto Saccone la Procura ha chiesto l’archiviazione il mese scorso. 

L’evento in piazza venne organizzato dall’ente turistico della città, “Turismo Torino” su mandato dell’amministrazione cittadina nel giro di pochissimi giorni (fu stabilito il 26 marzo, circa una settimana prima) e con un budget ridotto che non permise l’ingaggio di abbastanza steward per la sicurezza. Quella sera, però, complice il ponte del 2 giugno, in piazza San Carlo si stimarono circa 40mila persone: la piazza era colma e non c’erano neanche vie di fuga adeguate, come avrebbe raccomandato la circolare predisposta dal capo della polizia Franco Gabrielli dopo l’attentato di Manchester. Le transenne utilizzate per delimitare gli spazi non furono rimosse e anzi “costituirono – si leggeva negli inviti a comparire di novembre – una barriera contro la quale le persone venivano travolte da quelle alle loro spalle che, per mancanza di sbocchi, a loro volta cadevano al suolo, dove c’erano contenitori di vetri rotti”. Vetri rotti, pezzi delle bottiglie di birra vendute dagli abusivi contro i quali nessun agente mosse un dito e che potevano essere vietate più duramente da un’ordinanza comunale.

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