L’ultimo incontro al Mise sblocca la vertenza Natuzzi e si intravede la fine di un lungo braccio di ferro tra la società di Santeramo del Colle (Bari) e i sindacati. L’azienda pugliese del divano ha presentato un piano industriale ad esuberi zero che dovrebbe scongiurare i licenziamenti, dopo che ad aprile scorso aveva annunciato l’imminente benservito per mille lavoratori. Una situazione cui si è arrivati dopo anni di tensioni. Già nel 2013 furono annunciati 1700 licenziamenti che, solo attraverso ammortizzatori sociali e diversi sacrifici chiesti ai lavoratori, sono diventati 330 nel 2016. Una parte dei dipendenti ha accettato incentivi o ricollocazioni, altri 176 hanno fatto ricorso. E quando il Tribunale ne ha reintegrati 153, la società ha annunciato l’intenzione di provvedere contestualmente al loro rientro “al licenziamento di altrettanti lavoratori”.

L’ULTIMA TRATTATIVA – Nei mesi scorsi una serie di incontri tra Roma e Bari e una cabina di regia, l’11 maggio scorso, anche quella presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Ad aprile l’azienda ha dichiarato che non solo non c’erano le condizioni per riassorbire in primis i 788 esuberi già stati calcolati tra i vari siti produttivi di Puglia e Basilicata e tamponati dal contratto di solidarietà con scadenza a ottobre 2018 (e senza possibilità di proroga), ma che quei 788 esuberi (a cui si è fatto riferimento nel contratto di solidarietà da maggio 2015) sarebbero anche aumentati. Agli inizi di giugno è stato ancora braccio di ferro tra sindacati e la società di Santeramo del Colle.

L’AZIENDA PRESENTA UN PIANO – La svolta è arrivata durante l’ultimo incontro al Mise. Presenti i vertici dell’azienda, delle categorie nazionali delle costruzioni e del commercio di Cgil, Cisl e Uil e delle Regioni Puglia e Basilicata. La soluzione proposta dall’azienda è quella di reinternalizzare e diversificare le produzioni di tutta la filiera con la creazione di una nuova fabbrica del legno e della gomma. “Il Piano prevede la specializzazione dei siti produttivi per linee di prodotto – ha spiegato l’azienda – e una nuova organizzazione del lavoro basata su un unico turno al fine di rendere più efficiente l’operato dei collaboratori e migliorarne la qualità della vita e, conseguentemente, la qualità del prodotto”. Si tratta di una rimodulazione del piano presentato precedentemente che prevede l’occupazione a tempo pieno per 1.050 lavoratori negli stabilimenti attivi del gruppo, mentre per 550 si avvia un percorso di riqualificazione finalizzato all’inserimento in un nuovo stabilimento, che verrà realizzato entro 24 mesi, in cui si produrranno fusti semilavorati e gomma. Per l’azienda questo permetterebbe di avviare “un processo di verticalizzazione delle produzioni migliorandone l’efficienza e, allo stesso tempo, salvaguardare l’occupazione di ogni singolo lavoratore”. Si prevedono investimenti complessivi per circa 36 milioni di euro, sostenuti attraverso gli strumenti finanziari regolati da Invitalia.

LA REAZIONE DEI SINDACATI – Il governo e le Regioni Puglia e Basilicata hanno accolto positivamente il piano presentato. Soddisfatti i sindacati di categoria presenti alla cabina di regia (Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil) che però hanno chiesto un periodo di dieci giorni per poter avviare le opportune verifiche ed approfondimenti con le assemblee dei lavoratori. “Un grande passo in avanti e primo obiettivo raggiunto per i sindacati e i lavoratori – hanno commentato in una nota – L’azienda ha presentato una proposta che risponde positivamente alle nostre richieste di completare gli investimenti per rendere competitivi gli stabilimenti italiani ed evitare licenziamenti”.

Per le sigle sindacali ora “è necessario uno strumento idoneo ad accompagnare questo piano, in particolare per permettere la realizzazione del nuovo stabilimento e avviare la riqualificazione professionale dei lavoratori che saranno destinati nella nuova unità produttiva. Sarà indispensabile – hanno aggiunto – il supporto delle regioni per cofinanziare i programmi di riqualificazione professionale e per velocizzare le pratiche burocratiche utili alla realizzazione del nuovo stabilimento”. Protestano, invece i Cobas-Lavoro Privato, esclusi dalla cabina di regia e da sempre contrari sia alla scelta di costruire un nuovo stabilimento, dato che la Natuzzi possiede diversi capannoni inattivi e anche quelli attivi non vengono utilizzati al massimo della loro capienza sia alla costituzione di una newco per produrre componenti del mobile imbottito. La nuova cabina di regia è stata convocata il prossimo 28 giugno.

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