Nella notte Tim e i sindacati hanno raggiunto un’intesa sul futuro dei lavoratori del gruppo, che a maggio aveva annunciato la cassa integrazione straordinaria di 12 mesi per 29.736 dipendenti. La cigs è stata tramutata in solidarietà difensiva, mentre i 4.500 esuberi strutturali verranno gestiti tutti con attraverso prepensionamenti. Hanno firmato tutte le organizzazioni di categoria: Uilcom Uil, Fistel Cisl, Slc Cigl e Ugl. In tarda serata è arrivato all’incontro anche il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che ha ricordato: “Ci siamo insediati da una settimana ereditando un problema che era già avviato ad una fase conclusiva. Ci sarà massima attenzione nel seguire le conseguenze di questo accordo, che dovrà essere approvato anche dai lavoratori con un referendum interno, un principio che sta alla base dei valori della forza politica che rappresento”.

Le uscite volontarie previste dall’accordo nel complesso sono potenzialmente 5.000: circa 1.000 lavoratori saranno collocati in prepensionamento già nel 2018 con l’isopensione, un trattamento pagato dal datore di lavoro fino a quando matura la decorrenza dell’assegno Inps. Poi nel biennio 2019-2020 potranno essere prepensionati un massimo di 4mila lavoratori che maturano il diritto a pensione entro il 31 dicembre 2024-2025. Azienda e sindacati si sono impegnati poi ad aprire a settembre 2018 un confronto sulla contrattazione di secondo livello. I temi centrali, in questo caso, saranno la situazione dei livelli di inquadramenti, il part time, le dinamiche economiche e normative della parte on field e lo smartworking.

“Siamo particolarmente soddisfatti”, ha detto l’amministratore delegato Amos Genish. “Un particolare ringraziamento va al Ministro Luigi Di Maio per il sostegno che ha dimostrato nelle fasi finali del negoziato. Spero di poterlo incontrare quanto prima per affrontare i vari temi di impegno comune”. I sindacati si erano riuniti con l’azienda dalle 12 di lunedì nella sede di via Fornovo del ministero del Lavoro, a Roma. A mezzanotte scadevano i termini della procedura della cassa, ma restava da sciogliere il nodo degli esuberi che Uilcom e Fistel non intendevano accettare.

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