“In quel contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle le donne stanno tra gli anziani e la periferia”. Lo scrivono in un comunicato le attiviste di Rebel Network quando criticano l’impalcatura del Contratto stilato tra da Lega e Movimento 5 Stelle. Anche Donne in rete contro la violenza (D.i.Re ) esprime un giudizio negativo: ieri l’ appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché sia rispettata la Convenzione di Istanbul. Il documento dei giallo verdi contiene passaggi che sono pericolosi per le donne vittime di violenza e lascia al palo le politiche per la parità di genere, seguendo il pessimo esempio dei governi precedenti.

L’associazione nazionale dei Centri antiviolenza stigmatizza diversi passaggi. Il Contratto introduce l’equiparazione delle figure genitoriali ma non tiene conto che le famiglie italiane non abitano tutte nel Mulino Bianco. Nei casi di violenza non si può applicare l’affidamento condiviso perché si espongono le donne e i minori, alle vessazioni di mariti e padri violenti. Gli studi confermano che è soprattutto nel momento della separazione che aumenta la violenza. Invece il documento impone la mediazione familiare senza eccezioni e dimentica che la Convenzione di Istanbul la vieta nei casi di violenza. Sono trascorsi pochi mesi dalla strage di Cisterna di Latina compiuta da Luigi Capasso che si uccise dopo aver assassinato le figlie e ferito gravemente la moglie.

La mediazione familiare fu l’unica risposta che le istituzioni offrirono ad Antonietta Gargiulo. Sappiamo come è andata a finire. Il rischio di rappresaglia e uccisione dei figli da parte di uomini maltrattanti non è trascurabile. Ieri Pasquale Filippone, un imprenditore 49enne, ha lanciato da un viadotto la figlia tredicenne della compagna, morta poche ore prima cadendo dal balcone. Forse assassinata anche lei. La superficialità e il pressapochismo del documento di Lega e 5 Stelle allarma  i Centri antiviolenza: come è possibile continuare ad ignorare direttive internazionali che prevedono una sospensione del diritto paterno se ci sono stati maltrattamenti?

Così l’inserimento  nel Contratto dell’alienazione parentale, pregiudica la tutela delle donne:  presuppone che la paura del padre sia sempre frutto della manipolazione materna invece che della violenza. Un altro aspetto negativo sottolinea D.i.Re è che “la violenza maschile contro le donne, non è mai nominata come tale, limitandosi il Contratto a riferirsi alla sola violenza sessuale mentre  l’approccio scelto è meramente securitario e repressivo, pur essendo ormai nota e scientificamente provata l’inefficacia di tale orientamento ai fini della prevenzione”. Un approccio già duramente criticato con i governi precedenti. Di.Re conclude stigmatizzando “la violazione dei diritti umani fondamentali di donne, bambini, bambine e migranti, tra i quali moltissime donne con alle spalle dolorose esperienze di violenza e tratta , che il Contratto manifesta nel suo complesso”.

Rebel Network giudica negativamente “l’assenza di consapevolezza di nuove istanze sociali volte a considerare la parità di genere. La conciliazione famiglia-lavoro prevista nel contratto esclude gli uomini (in un Paese dove la cura della casa, dei figli e degli anziani è già in gran parte sulle spalle delle donne), ostacolando così una più moderna visione della genitorialità e della cura responsabilmente condivisa”. I congedi parentali, introdotti in diversi Paesi del nord Europa sia per madri che per  padri,  favoriscono la  distribuzione equa del lavoro di cura e l’indipendenza economica delle donne. Nel Contratto non se ne vede nemmeno l’ombra! L’equiparazione delle figure genitoriali è furbescamente  prevista solo con la separazione ma non durante il matrimonio.  Non c’è traccia nemmeno di politiche volte a contrastare la povertà  e la disoccupazione femminile  ma “la parità” viene con disinvolta paraculaggine perorata solo per escludere l’automatismo dell’assegno di mantenimento, previsto fino ad oggi, in favore del coniuge economicamente più debole.

Torna la nostalgia canaglia del “premio” per la maternità riportandoci, dicono le attiviste Rebel Network “ all’insopportabile retorica da ventennio fascista di dare figli alla patria e della maternità come dovere sociale e non come desiderio e scelta individuale”.

“Le donne – osserva Rebel Network – stanno tra periferie e anziani” oppure, spiega D.iRe, sono lasciate ostaggio degli autori di violenza: è questo quindi il progetto politico giallo verde?

Vignetta di Anarkikka

@nadiesdaa

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