Dai presidenti del Pci all’all-you-can-eat della Seconda Repubblica
Come spiega OpenPolis, fino al 1971 non erano previsti quei quorum così elevati. Al primo scrutinio serviva la maggioranza assoluta dei membri, al secondo quella dei presenti, al terzo si andava al ballottaggio tra i due più votati. Con questo regolamento si sono tenute 7 elezioni, tutte concluse al primo voto. Ma in alcuni casi le maggioranze trasversali permettevano elezioni con grandi numeri come quella del democristiano Brunetto Bucciarelli Ducci che nel 1963 prese 546 voti su 587 (93 per cento), incassando il sostegno di quasi tutto l’arco parlamentare, compreso il Pci. “Dava tutte le necessarie garanzie di competenza, di prestigio e di imparzialità” disse Palmiro Togliatti, come ricorda ancora OpenPolis. Gli altri 4 presidenti eletti in questi 23 anni furono in 3 casi (Gronchi, Leone, Bucciarelli) esponenti della Dc – quindi di maggioranza – e in un caso del Psi, Sandro Pertini.

Oscar Luigi Scalfaro

Poi la riforma del regolamento che però ha dato il via per vent’anni a elezioni con maggioranze ampie, dal 70 per cento in su. Il primo è stato ancora Pertini nel 1972. Dopo di lui, per un lungo periodo, la guida di Montecitorio è stata affidata al maggior partito d’opposizione, il Pci, con l’elezione prima di Pietro Ingrao e poi per tre volte Nilde Iotti, presidente per 13 anni di fila. L’elezione al primo scrutinio della Iotti è stata l’ultima: nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro (Dc), presidente della Camera per un mese prima di salire al Colle, viene eletto al quarto scrutinio, Giorgio Napolitano (Pds, opposizione) al quinto.

E’ nel 1994 che viene eliminata la consuetudine della presidenza della Camera all’opposizione. Inizia la serie Luciano Gianfranco FiniViolante (1996, terzo scrutinio), poi si prosegue con Pierferdinando Casini, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, tutti eletti al quarto voto. In questi ultimi tre casi si trattava dei leader di uno dei partiti minori della maggioranza. Uno schema che sembra tenere anche con Laura Boldrini (eletta con Sel, terza presidente donna dopo Iotti e Irene Pivetti), ma in un quadro che poi però non ha consentito a Pierluigi Bersani, presidente incaricato, di formare un governo (com’è noto si sono poi formati tre governi di intese prima larghe e poi meno larghe).

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