THE POST di Steven Spielberg. Con Tom Hanks, Meryl Streep, Alison Brie. Usa 2018. Durata: 116’. Voto 3,5/5 (DT)

Washington, 1971, presidenza Nixon. Il New York Times scopre e pubblica uno stralcio dei Pentagon Papers. Faldoni top secret di bugie sulla guerra in Vietnam, nascosti da un quindicennio di presidenze democratiche e repubblicane che hanno mentito al popolo americano non facendogli sapere che la mattanza della guerra in Vietnam non l’avrebbero mai vinta. Quando un tribunale blocca le pubblicazioni al NYT è il Washington Post a rimettere mano ai documenti, continuando a pubblicarli grazie al primo editore donna della storia, Katharine Graham, e al suo vulcanico direttore, Ben Bradlee. L’ode spielberghiana alla libertà di stampa è un film storico ma non solenne come Lincoln, girato tutto in interni, volutamente e stilisticamente antispettacolare ma dal ritmo estremamente concitato, con le due star liberal sempre in scena.  Mai una sbavatura formale, mai un attimo di stasi, mai un secondo in cui si tentenna a tenere vivo l’elemento cruciale del discorso funzionale in quell’istante della storia. The Post è una lezione raffinata di regia con la macchina da presa che scorre fluida tra vetrate, open space, pareti e porte, fin quasi a non far percepirne la presenza allo spettatore. Qualcuno dica quando Spielberg ha mai toppato un film (War Horse, forse?). Hanks, paradossalmente, un gradino sopra la Streep grazie al ritratto dello spaccone e spregiudicato Bradlee. Sequenza clou: la Grahan al telefono contemporaneamente con cinque uomini decide se pubblicare il prosieguo dei Pentagon Papers, e tutti i “sottoposti” pendono dalle sue labbra, ripagando con gli interessi milioni di anni di ottenebrato maschilismo.