Le intercettazioni? Vanno abolite. Le carriere dei magistrati? Separate. La magistratura? Chiaramente politicizzata. E la prima riforma da fare dunque quale sarebbe? Semplice: ripristinare l’autorizzazione a procedere per i parlamentari, quella abolita nel 1993 sotto i colpi delle monetine lanciate all’hotel Raphael. Sembra un dibattito di Forza Italia dei tempi d’oro: Cesare Previti, Marcello Dell’Utri e magari Nicola Cosentino a discutere di come riformare la giustizia, mentre la stessa giustizia si stava occupando di loro. E invece no: al contrario è il contenuto del surreale convegno andato in scena niente poco di meno che sulla terrazza del Nazareno, la sede del Partito democratico.

Nel giorno in cui il governo di Paolo Gentiloni fa approvare il Codice Antimafia, contestatissimo perché estende il sequestro dei beni anche ai corrotti, il partito di Matteo Renzi pareggia gli equilibri ospitando un dibattito che già dal titolo chiarisce verso dove vogliono andare i dem : “Giustizia e politica: l’incubo della Repubblica giudiziaria“. L’elenco dei relatori, poi, azzera gli eventuali dubbi residui sulla qualità del confronto: a interrogarsi su un tema tanto cruciale ecco due sopravvissuti alla Prima e Seconda Repubblica, e cioè Luciano Violante e Giuliano Ferrara. A moderare, invece, c’è l’agguerritissima Annalisa Chirico, sedicente portavoce del garantismo più estremo, che esordisce subito con una doppia gaffe: prima definisce “peso da Novanta” il non certo esile Ferrara, poi fa notare che il manifesto di “Fino a prova contraria” (la sua associazione) “alla parola Luciano Violante è crollato“. Grasse risate e anche qualche scongiuro.

Pronti via ed ecco che l’opinionista pugliese annuncia entusiasta: “Pochi secondi fa Ottaviano Del Turco è stato assolto nel processo bis della Sanitopoli abruzzese. Bene, non c’era associazione a delinquere“. E la condanna a tre anni e 11 mesi per induzione indebita a dare o promettere utilità? Niente, sulla terrazza del Pd evidentemente i lanci d’agenzia arrivano monchi. Il livello è tale che a ristabilire la verità giudiziaria su Del Turco è addirittura Ferrara: caso più unico che raro. Niente paura, però: l’ex direttore del Foglio pareggia subito il conto ricordando la stima che lo lega all’ex governatore dell’Abruzzo. Quindi rispolvera il repertorio di sempre. Primo: “Non è giusto che la magistratura possa sciogliere parlamenti e far cadere governi“. Quando mai la magistratura ha sciolto parlamenti? Mistero. Secondo: “Non è possibile che le procure siano privi di vertice: i procuratori devono avocare le inchieste. Chi giudica e chi inquisisce devono fare carriere separate”. Evidentemente Ferrara non sa che i procuratori avocano di continuo inchieste in tutta Italia. Terzo: “Non esistono intercettazioni pubblicate sui giornali del resto del mondo. Se in Italia questo non si può ottenere, allora bisogna vietare le intercettazioni“. E in che modo, di grazia?  “Bisogna abolire la pubblicazione delle intercettazioni sui giornali. Si resiste alle campagne sulle leggi bavaglio di Repubblica, del Fatto Quotidiano, di metà del Corriere della Sera e si fa quel che si deve: punto. E poi loro si conformano. La legge è la legge ed è uguale per tutti”, è la linea di Ferrara, che da anni vorrebbe vedere le notizie scomparire dai principali giornali italiani.

La discussione si fa monotona, e Chirico prova quindi a stuzzicare Violante: “Ripristino dell’articolo 68 della Costituzione nella sua forma totale: lei è d’accordo, presidente?”. Il riferimento è per la vecchia autorizzazione a procedere per i parlamentari: per poter indagare su un deputato o un senatore, i pm dovevano chiedere il “permesso” al Parlamento. È troppo persino per uno come Violante. “C’è stato un abuso dell’articolo 68 negli anni ’60, ’70, ’80. Non credo ci siano le condizioni politiche per ripristinarlo”, dice l’ex presidente della commissione Antimafia, che anche lui ha un chiodo fisso. Quale? Ma sempre lo stesso: le intercettazioni. “Ricordate il caso del ministro Federica Guidi? Ha dovuto dimettersi per un’intercettazione che non c’entrava niente. Sono cose che ho visto solo in Centro America“, dice Violante quasi inciampando in una battuta involontaria. Era proprio la Guidi, infatti, che intercettata si lamentava col suo compagno Gianluca Gemelli, reo di trattarla come “una sguattera del Guatemala“: uno Stato che per l’appunto si trova in Centro America. La folla, però, è tiepida. Chirico pare annoiarsi e allora rilancia: “Presidente Violante, ci sono delle fazioni della magistratura politicizzate, che perseguono scopi politici attraverso i processi?”. Risposta: “Per quello che vedo non c’è dubbio che sia così. Guardando alcune inchieste puoi capire su quali giornali finiranno le intercettazioni e quali giornalisti faranno le interviste a quel magistrato: su questo bisogna intervenire con grande durezza“. Chi si chiedeva quali fossero le urgenze del Pd in campo di giustizia ora ha le idee chiare: colpire duramente i giornalisti che intervistano i magistrati. Un reato davvero insopportabile.

Finito? Ma neanche per idea. A Ferrara non par vero di essere stato invitato a casa di quello che – in teoria – dovrebbe essere l’erede del Pci, uno dei tanti partiti in cui ha militato. E allora ecco che trova il modo di citare addirittura Enrico Berlinguer. “Fu Berlinguer a iniziare la solfa, e il giovane D’Alema continuò la cantilena”. Di cosa parla? “Diceva che Craxi era l’iniziatore di una mutazione genetica della sinistra. Ecco magari combattere Craxi per via politica andava bene ma farne un ladro mi sembra un po’ troppo”. Uno si aspetta: ora dalla platea si alza qualche vecchio compagno e spiega a Ferrara che Craxi ladro ci è diventato da solo, che Berlinguer non c’entra niente e che quella che lui definisce “solfa” era la questione morale. E invece niente. E infatti l’ex direttore del Foglio può chiudere in bellezza: “I tre che hanno indagato su Mafia capitale – dice riferendosi a tre pm – sono uno siciliano, l’altro milanese e l’altro fiorentino: non sanno niente di Roma“. Che poi sarebbe la stessa tesi di Ippolita Naso, l’avvocato di Massimo Carminati. Forza e coraggio dunque: non è detto che prima o poi sulla terrazza del Nazareno non ci sia spazio pure per il Cecato. Basterà aspettare che esca di galera.

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