La Sapienza di Roma e l’Università di Padova sono i migliori atenei italiani, almeno stando all’Academic Ranking of World Universities 2017 (Arwu) pubblicato dalla Jiao Tong University di Shanghai. La classifica presenta le 500 migliori università a livello globale, in ordine di merito dal primo alla 99esimo posto e poi raggruppandole in range di 50 o 100 posizioni. La Sapienza e Padova si collocano così in testa agli atenei italiani, essendo le uniche a riuscire a entrare nel range 151-200, posizione che l’università romana mantiene dal 2014.

Seguono tra la 201esima e la 300esima posizione le università di Bologna, Milano, Pisa, Torino e il Politecnico di Milano. Complessivamente sono 16 gli atenei del Paese nelle prime 500 posizioni su 1.300 università censite e su circa 17.000 stimate nel mondo. Nel range 301-400 le università di Milano Bicocca, Firenze, Pavia, Roma Tor Vergata e Napoli Federico II. Chiudono Ferrara, Palermo, Trieste e il San Raffaele di Milano. A livello globale trionfano le statunitensi Harvard e Stanford, seguite dall’inglese Cambridge.

Gli indicatori presi in esame dall’Arwu comprendono premi Nobel e riconoscimenti accademici ricevuti, qualità della ricerca (paper pubblicati e ricercatori più citati) e le performance rispetto al numero degli iscritti. In particolare sono sei i parametri su cui si basa la classifica: premi internazionali di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola Università (20%), le citazioni di pubblicazioni scientifiche in Thomson-Reuters (20%), le pubblicazioni “Nature&science” (20%), le pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%).

“La Sapienza conferma il suo prestigio nel panorama internazionale, raggiungendo un risultato importante per un ateneo pubblico dai grandi numeri e con una vocazione generalista come il nostro, molto differente rispetto al modello anglosassone”, ha commentato il rettore Eugenio Gaudio. “È nostro interesse contribuire attivamente al rilancio del Paese, interpretando al meglio il ruolo istituzionale che ci è proprio, affinché il sistema universitario italiano, cronicamente sottofinanziato, si consolidi e possa essere un volano per la ripresa culturale ed economica che a livello europeo si sta profilando. Se si decidesse di investire sulla ricerca, sui giovani e sulla formazione superiore – ha concluso Gaudio – i risultati ottenuti nel ranking sarebbero ancora migliori”.

Articolo Precedente

Dottorato di ricerca, tre motivi per cui andare negli Usa è meglio che restare in Italia

next
Articolo Successivo

Università, perché la guerra ai fuoricorso è inutile e dannosa

next