Prima Cortina, poi Venezia. Domani chissà cos’altro. Capri? Roma? Portofino? Il tour estivo di Matteo Salvini, accompagnato da Elisa Isoardi, somiglia sempre più a quelle operazioni di immagine dei politici americani che, già anni prima di un appuntamento elettorale, vanno in giro a mostrare al cittadino medio (meglio ancora se medio-basso) il loro quadretto idilliaco. Per la tappa veneziana del tour, tra le braccia di Elisa Isoardi è spuntato persino un cagnolino. Una versione in grigio di Dudù, più barbaricamente leghista, meno impomatato, quasi a rispondere alla svolta animalista dell’alleato-avversario Berlusconi, maestro ineguagliabile nell’arte della comunicazione politica.

Matteo Salvini si è messo in testa di diventare presidente del Consiglio e pur di farcela ha deciso di rompere con la tradizione leghista poco avvezza alle moine dei teleobiettivi, alla narrazione che è innanzitutto berlusconiana ma che ha trovato una sponda anche a sinistra, ultimamente con Renzi ma prima anche con l’americano Veltroni. È la costruzione dell’immagine del leader, una prassi antica, nuova solo dalle parti di via Bellerio. E Salvini la declina a modo suo, riveduta e corretta, prendendo spunto anche da Donald Trump, a cui il leader della Lega guarda con ammirazione. Quadretto idilliaco sì, ma il “ruspantismo” salviniano, quella sequela di uscite rozze e politicamente scorrette, a uso e consumo dell’intestino, mica della pancia, del Paese.

Una strategia che si è consolidata negli ultimi anni sui social network, con Salvini che non si limita a comunicare qualcosa ai suoi follower ma li coinvolge, fintamente, con le domandine finali, spesso retoriche, alla ricerca del consenso. È quello che hanno già fatto Mussolini prima e Berlusconi poi, il tipico approccio alle masse dei leader populisti. L’epopea del popolo sovrano, della “brava gente” che lavora, si fa un culo così e non riesce mai a star tranquilla perché i “nemici” minano il suo benessere. E i nemici sono stati tanti, nel corso della storia italiana. Oggi sono i migranti, le ONG, la Boldrini, Saviano (Salvini ha minacciato pubblicamente di levargli “l’inutile scorta” una volta andato al governo, curiosamente nelle stesse ore in cui andava in scena il suo simil viaggio di nozze in laguna). Ma se da un lato il leader leghista ha bisogno di fare la voce grossa, di berciare, di gridare “Al lupo! Al lupo!”, dall’altro deve anche tranquillizzare le sciure o il target meridionale, quello che televisivamente potremmo definire “nazionalpopolare”. E non c’è nulla di meglio, a tal fine, di una storia d’amore con una piccola star della tv, con tanto di foto di spalle mentre guardano sognanti i canali veneziani. Lui in t-shirt, cappellino e zaino sulle spalle, lei semplice, sportiva, struccata, con il cagnolino in braccio. È una mossa furba assai, un salto di qualità nella narrazione salviniana. L’intestino del Paese ama il gossip, si appassiona alle alterne vicende delle coppie famose. Quindi va bene pure il famigerato bacio di lei a un signore misterioso alle Baleari, con il Caro Leader che la perdona pubblicamente sui social network e poi la coinvolge nel suo tour estivo del Nord Est. Cortina, appunto, poi tra le montagne a visitare l’eremita irregolare ma popolare Mauro Corona, e infine la romantica, tradizionale, idilliaca Venezia.

È la prova che Salvini fa sul serio, che la svolta leghista è completata e che la sua intenzione è di inaugurare il Pop-ulismo italico. Berlusconi rassicurava anche nei discorsi pubblici, nel linguaggio dei comizi, anche quando lanciava le sue bordate acchiappa-applausi. Salvini no, lui sta provando (e non è poco) a sfruttare la scia di un malcontento un po’ ignorante che serpeggia nella società italiana, a coniugare la virulenza delle sue esternazioni con una narrazione romantica da salotto televisivo del pomeriggio o della domenica. Il cagnolino, la bella conduttrice televisiva, Venezia e Cortina. E poi, sui social, dove c’è meno spazio per i quadretti idilliaci e molto più per le invettive bercianti, torna il linguaggio tipico del leader di una destra dura e pura, lepenista e trumpiana assieme (e non dite a Salvini che c’è più di qualche contraddizione in questa accoppiata). Per non parlare del “nostalgismo” che utilizza spesso e volentieri su Facebook, come quando, nella giornata di martedì. ha pubblicato una foto dei formaggini Susanna, titillando la memoria dei figli degli anni Ottanta come lui.

Un Salvini di lotta e di governo. Anzi, di Facebook e di Chi. Un doppio binario che potrebbe pagare in termini elettorali. E Salvini lo sa bene.

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