“Non sono venuto in Italia per chiedere l’elemosina o per mettermi in ginocchio, sono venuto per lavorare, essere competitivo e mettermi in gioco”. Ibrahim Thiam è un senegalese di 50 anni, laureato in Fisica e Chimica nel 1993 all’Università Cheikh Anta Diop di Dakar e diplomatosi come “Operatore Legale Specializzato in materia di Protezione Internazionale” con il massimo dei voti tramite il Corso di Alta Formazione organizzato dalla Scuola Superiore di Scienze dell’Amministrazione Pubblica dell’Università della Calabria. Vive da sei anni in Italia, lavora come bracciante agricolo a Rosarno e venditore ambulante e ha due figli. “Può darsi che questa estate ci incontreremo in spiaggia, venderò bonghi e collanine”. La storia di Ibrahim è oggi quella dell’Italia, del Paese che non riesce a integrare nemmeno un laureato che si impegna per ottenere un altro titolo di studio. Al quale non sa offrire che il ricatto dei caporali. “Purtroppo sono costretto a scendere a compromessi con i caporali della Piana di Gioia Tauro, perché lo Stato non ci tutela, perché ho due figli”, spiega prima di accendere il cellulare e mostrare la pagella del figlio: “Visto che voti? Non siamo banditi, ma esseri umani con un cervello che funziona”

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