Ennesima giravolta sui limiti all’uso dei voucher. La settimana scorsa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva detto, a sorpresa, che i buoni lavoro da 10 euro avrebbero dovuto essere riportati alla forma originaria, permettendo l’utilizzo solo alle famiglie ed escludendo le imprese. Ma giovedì, quando la relatrice Patrizia Maestri (Pd) ha depositato in commissione Lavoro alla Camera il testo base della proposta di modifica alla disciplina della “nuova frontiera del precariato”, tutto è cambiato un’altra volta: il divieto varrà solo per le grandi aziende. Le piccole attività, quelle con zero dipendenti, potranno continuare a usare i voucher, con la differenza che li pagheranno di più, 15 euro invece che 10. E potranno impiegare con questo strumento solo studenti, pensionati, disabili e persone con disagio sociale, extracomunitari con permesso di soggiorno e disoccupati da oltre 6 mesi. Lo stesso varrà per chi ha uno studio professionale. Anche nel caso del lavoro agricolo stagionale i lavoratori potranno essere esclusivamente pensionati o studenti universitari con meno di 25 anni. Esclusa, invece, la pubblica amministrazione, tranne che per i “lavori di emergenza, come quelli dovuti a calamità o eventi naturali improvvisi, o di solidarietà“. Secondo Susanna Camusso, leader della Cgil, si tratta di una via “più per depotenziare il referendum” – che punta all’abolizione tout court dei buoni – che per affrontare il tema”.

Il tetto massimo annuo scende a 5mila euro – Il testo unificato, che raccoglie 11 proposte di legge, prevede una riduzione del tetto massimo annuo pagabile con i buoni: si passa da 7mila a 5mila euro, sia che il datore di lavoro sia un’azienda sia che si tratti di una famiglia che paga la baby sitter, la colf o il giardiniere. Ciascun committente può comunque avvalersi delle prestazioni occasionali per un valore non superiore a 3mila euro annui. Resta invece immutato il limite di 2mila euro che un lavoratore può guadagnare nell’anno, in voucher, dallo stesso committente. Il testo dispone poi che siano escluse dall’uso dei buoni le aziende dei settori “a rischio sicurezza“, senza specificare di quali si tratti. Il compenso, “esente da qualsiasi imposizione fiscale”, “non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato del prestatore di lavoro”, specifica il testo unico.

Le imprese che abusano dovranno assumere il voucherista a tempo indeterminato – L’abuso dei voucher, nei casi in cui viene scoperto, sarà punito con una multa amministrativa pecuniaria variabile da un minimo di 600 euro a un massimo di 3.600 euro se il committente è una famiglia, mentre se si tratta di un’impresa la sanzione sarà “la trasformazione del rapporto di lavoro in natura subordinata a tempo indeterminato”. Resta da vedere se queste modifiche basteranno per disinnescare il referendum. “Siamo preoccupati, mi pare che invece di andare nella direzione del quesito referendario ci siano numerosi problemi”, ha detto il segretario generale Camusso al termine dell’incontro al ministero del Lavoro. “Andiamo verso una strada di indebolimento, non di una soluzione drastica come il quesito richiede”. In particolare concedere l’uso dei voucher alle aziende senza dipendenti “tiene aperti tutti gli elementi che porteranno a ripetere lo schema del 2003 (l’anno della legge Biagi, ndr) che determinerà un nuovo exploit dei buoni lavoro”. La relatrice da parte sua ha sottolineato che il testo “non è chiuso, quindi in corso d’opera può essere modificato in un verso o nell’altro” e “daremo il tempo per gli emendamenti“.

Il giuslavorista: “Basta per evitare il referendum” – Secondo Giampiero Proia, avvocato e professore ordinario di diritto del lavoro all’Università di Roma Tre, il “doppio voucher” con costi differenziati “concettualmente è ammissibile” visto che “è una cosa che già accade adesso, perché gli stipendi sono pagati a seconda del settore merceologico in cui il lavoratore opera. E già oggi il lavoro domestico, in casa, costa meno del lavoro in un’impresa”. “Semmai – osserva Proia parlando con Labitalia – quello su cui riflettere è se per caso la differenza di costi sia eccessiva. Sicuramente è fatta per creare un effetto disincentivante al ricorso ai voucher, ma il dubbio è se effettivamente i voucher siano da disincentivare in maniera così massiccia”. Per Proia, “una modifica dello strumento come quella ipotizzata con l’introduzione del ‘voucher differenziato’ basterebbe a evitare il referendum”.

Sinistra italiana: “Vanno abrogati”. M5S contrari all’allargamento alle imprese – Il deputato di Sinistra Italiana Giorgio Airaudo, componente della commissione, non ne è convinto: “Il testo unico non va bene perché mantiene i voucher ridimensionandoli e tentando di regolamentarli”, ha detto. “Siamo contrari a piccole modifiche buone solo ad impedire agli italiani di esprimersi contro la precarietà. Sinistra Italiana ritiene che vadano abrogati. In Parlamento c’è una nostra proposta di legge in tal senso. Si approvi o saranno i cittadini a cancellarli con il referendum”. I deputati M5S della commissione Lavoro apprezzano “il restringimento delle attività per cui è possibile utilizzare il buono e l’accoglimento della nostra idea circa l’abbassamento del tetto annuo complessivo”, ma spiegano di non comprendere “la necessità di allargarlo alle imprese e ai professionisti senza dipendenti, comprese società di capitale. In questa maniera potrebbe diventare un mezzo per aggirare in modo scorretto la contrattazione e le forme di lavoro subordinato, come il part time con clausole flessibili o i contratti a intermittenza, che vanno già incontro alle esigenze degli imprenditori”. La proposta del Movimento invece “esclude le imprese e innalza a 15 euro il buono per l’uso familiare o comunque non professionale”.

Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha commentato il testo dicendo che “aumentare per le imprese il costo dei voucher è un fatto positivo” e limitarne l’uso a quelle senza dipendenti “potrebbe andare bene se c’è un limite sull’utilizzo annuo”. Ma questo aspetto va “verificato, altrimenti c’è il rischio che ‘fatta la legge, trovato l’inganno’. Ci troveremmo con una moltitudine di imprese senza dipendenti”.

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