Erano attesi i risultati degli stress test sugli istituti bancari da parte dell’Autorità Bancaria Europea. Monte dei Paschi, Raiffeisen in Austria, Banco Popular in Spagna e due delle principali banche irlandesi hanno ottenuto i peggiori risultati negli stress test dell’Eba che hanno coinvolto 51 istituti di credito.

“Mentre riconosciamo la vasta raccolta di capitali fatta finora, questa non è un certificato di buona salute” ha detto il presidente Eba, Andrea Enria, “rimane del lavoro da fare”. Anche le più grandi banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank, sono nella Top 12 delle banche più deboli. Il test Eba ha esaminato come le banche potessero resistere ad uno choc economico teorico di tre anni che si è concluso con Mps che ha registra un cet1 di -2,44%.

Gli analisti avevano informalmente fissato un punteggio minimo di base del 5,5%. Come Monte dei Paschi, Allied Irish Banks è rimasta sotto a questo livello, fermandosi al 4,31 per cento. I mercati andranno anche guardare le molte banche che sono state in grado di mantenere un coefficiente di capitale pari al 7%, livello tipico per innescare la svalutazione delle obbligazioni. Banco Popular, Bank of Ireland e Raiffeisen Austria sono finiti tutti i test sotto a questo livello al 6,62 per cento, 6,15 per cento, e il 6,12 per cento, rispettivamente.

Banco Popular aveva annunciato di aver silurato il suo amministratore delegato, Francisco Gomez, che ha quasi spazzato via l’utile nel secondo trimestre, solo un mese dopo aver fatto un aumento di capitale 2,5 miliardi di euro. Deutsche Bank e Commerzbank hanno entrambe Cet1 al di sotto dell’8 per cento, anche se la Deutsche ha detto che era sulla buona strada per raggiungere un rapporto di almeno il 12,5 per cento entro la fine del 2018. La maggior parte delle banche testati, 37 dei 51, si basano sono della zona euro e sono quindi sotto la supervisione della Bce, che analizzando i risultati ha sottolineato come questi riflettano i progressi nella riparazione di bilanci. “Il settore bancario oggi è più resistente e può assorbire meglio gli choc economici rispetto a due anni fa”, ha dichiarato Daniele Nouy, che dirige la supervisione presso la Bce. All’inizio della prova, partendo da fine 2015 i 51 istituti di credito avevano un rapporto del 12,6 per cento. Valore che scenderebbe in caso di scenario avverso, a fine 2018 al 9,2 per cento, un calo medio di 340 punti base, equivalente a 226 miliardi di euro di capitale. Secondo l’Eba, il costo di un tale choc sarebbe di 71 miliardi di euro. L’impatto più grande sarebbe per le perdite sui crediti, in totale quasi 350 miliardi.

Non solo Mps. Anche Unicredit risulta fra le peggiori: nello scenario avverso è al 7,10%,a ma si colloca comunque al quarto peggior posto fra i 51 istituti europei per capitale su base transitoria, e alla sesta peggiore nello scenario avverso.. Il Monte dei Paschi di Siena, dopo l’estenuante trattativa europea e lo sblocco sfociato nella soluzione di mercato ufficializzata oggi che esclude l’intervento pubblico, riceve un vero e proprio schiaffo: il capitale CET1 è azzerato crolla sottozero, a -2,44% nello scenario avverso, per il quale nei test del 2015 era prevista una soglia minima del 5,5% sotto la quale scattava la cura della Bce da approntare immediatamente.

Numeri che spiegano il crollo in borsa e la frenesia dei negoziati fra Bce, Bankitalia, Tesoro e il consiglio dell’istituto senese. Numeri che, anche se non parlano di un caso ‘italianp’, delineano un caso ‘Sien’ in Europa in questo momento. E forse non è un caso che proprio la Bce, in una nota emessa a caldo dopo i risultati dell’Eba, rilevi come “con una eccezione, tutte le banche mostrano livelli di capitale CET1 ben al di sopra del benchmark del 5,5% usato nel 2014”.

Dai numeri dell’Eba esce in buona salute Intesa Sanpaolo, che rispetterebbe le condizioni della vigilanza anche nello scenario avverso 10,21% di CEt1) e a maggior ragione in quello base (12,80%). Se la cava bene, a sorpresa dopo recenti e discusse indiscrezioni, il Banco popolare (9,05% nello scenario avverso). Tiene bene Ubi (8,85% nello scenario peggiore). Tutto ciò in un contesto in cui i rischi di credito, particolarmente penalizzanti per l’Italia da poco uscita dalla recessione, pesano nello scenario avverso ben 349 miliardi sui bilanci delle 51 banche, con le sofferenze peggiori in Italia, appunto, Gran Bretagna, Spagna e Francia.

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