“Iniezioni letali non per fini terapeutici di un farmaco anticoagulante, l’eparina, hanno determinato soprattutto in alcuni casi una rapida, diffusa e irreversibile emorragia con conseguente morte dei pazienti all’ospedale di Piombino”. Così il Nas di Livorno nell’ambito delle indagini che hanno portato all’arresto di un’infermiera professionale con l’accusa di 13 omicidi. La presenza del farmaco è stata riscontrata negli esami emato-chimici effettuati sui pazienti nel corso monitoraggio clinico, che hanno evidenziato una concentrazione, in alcuni casi, anche 10 volte superiore rispetto a quelle compatibili con le consentite dosi terapeutiche. I pazienti deceduti, uomini e donne di età compresa fra i 61 e gli 88 anni, in molti casi avevano patologie per le quali la somministrazione dell’eparina non rientrava nelle possibili terapie. I 13 decessi, 12 dovuti a scoagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco, ma ugualmente riconducibile alla somministrazione di un altro farmaco, hanno alterato il totale nelle statistiche della struttura sanitaria della provincia livornese

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Piombino, perquisito dai carabinieri l’ospedale dove lavorava “l’infermiera killer”

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Piombino, avvocato infermiera killer di Como: “Caleffi aveva disturbi della personalità. E’ persona recuperata”

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