Capita che ancora, incredibilmente, il Pkk venga accusato di essere un’organizzazione terrorista, così come lo Stato turco ha deciso che sia. Capita in tutti i media, è captato anche su questa testata online. Capita anche, però, che la storia possa essere letta diversamente.
Nel 1977 uno dei fondatori del Pkk, Haki Karer, venne ucciso dalla polizia, legata al clan che spadroneggiava in zona. L’anno successivo venne ucciso Halil Çavgun mentre metteva dei manifesti per l’anniversario della morte di Haki Karer. Ad essi il nucleo fondatore rispose con delle azioni armate contro il clan che aveva ordinato quegli omicidi. Per comprendere il senso di quella lotta, è necessario comprendere che il successo del Pkk tra la popolazione curdo è legato, fin da subito, non solo alla richiesta dello Stato nazione curdo, ma anche alla lotta contro i clan “feudali” che all’interno della società curda spadroneggiavano. Un tutt’uno, peraltro, con la lotta per l’emancipazione della donna – sottomessa in una società del genere, maschilista e patriarcale: le donne che vediamo oggi combattere contro il Daesh non sono lì per caso, ma sono presenti nella lotta del Pkk fin da allora.
Il Pkk sceglie poi la lotta armata clandestina nell’84, dopo che il governo militare turco (insediatosi con un colpo di stato nell’80) aveva condannato a morte novanta militanti. Nel ’93 il Pkk propose una soluzione pacifica. Il governo turco rispose con bombardamenti atroci, evacuazioni di villaggi, omicidi politici, sparizioni di persone. Il Pkk da allora porta avanti una guerra con lo Stato turco, nonostante Ocalan, dopo il suo arresto, abbia proposto ancora una soluzione pacifica. Guerra, però, e non terrorismo. Perché “terrorismo” significa azioni contro i civili, e questo non è assolutamente nella prassi militare delle Hpg (le unità combattenti del Pkk): esse scelgono invece i proprio obiettivi – come si fa appunto in una guerra – tra i militari e i corpi armati dello Stato. Le Hpg, e il Pkk, non fanno azioni terroristiche contro i civili. La loro lotta non è terrorismo: è una guerra di difesa, una resistenza civile come fu resistenza quella dei partigiani italiani durante la guerra. Ma certo, anche allora c’era chi li chiamava terroristi e “banditen”.
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