“La grana fisica della pellicola aggiunge un ulteriore livello espressivo che influenza la superficie emotiva dei personaggi”, ha spiegato Lachman a proposito del suo lavoro in questo film. “Credo veramente che se avessi girato Carol in digitale la gente avrebbe visto qualcosa di diverso”. Chiamatelo pure tradizionalista, ma allora che dire di Richardson che segue Tarantino (con lui: Django, Bastardi senza gloria e Kill Bill 1 e 2) sulla diligenza con Kurt Russell e poi s’infila nell’emporio di Minnie per due ore e mezza in The Hateful Eight usando il 65mm (gonfiato in 70mm)?

Una sorta di classicismo d’antan con i colori che “urlano” (si veda il cravattino rosso di Samuel L. Jackson) per un eccentrico signore che ha letteralmente fatto la storia della fotografia al cinema: con Oliver Stone durante gli anni ottanta (da Salvador fino a Nixon), poi con Scorsese per Casinò e Al di là della vita. Tre gli Oscar vinti: nel 1992 per JFK – Un caso ancora aperto, nel 2005 per The Aviator, e nel 2012 per Hugo Cabret.

revenant 675

INDIETRO

Oscar 2016, scontro tra titani per il miglior direttore della fotografia: tra luce naturale, sfumature e variazioni cromatiche

AVANTI
Articolo Precedente

Anomalisa, il cartone animato “per adulti” che ha incantato Venezia ora aspira al premio Oscar

next
Articolo Successivo

Il Club, il cinema di Larraín nell’inferno dell’animo umano

next