L’obiettivo rimane lo stesso: capire dove è nascosto Salah Abdeslam. Per scoprirlo la polizia belga ha compiuto una nuova serie di perquisizioni nel quartiere Molenbeek-Saint-Jean, a Bruxelles, che per gli investigatori è stata una sorta di base logistica per la pianificazione degli attacchi di Parigi. A parlare dell’operazione legata alle indagini sugli attentati del 13 novembre è il portavoce del procuratore federale, Eric Van Der Sypt.

Due persone sono state arrestate nelle cinque perquisizioni antiterrorismo. La procura ha spiegato che le operazioni puntano a ottenere informazioni sul luogo in cui si è rifugiato Salah Abdeslam e un altro sospettato ancora in fuga, Mohamed Abrini, sul quale pesa un mandato di arresto europeo e internazionale. Ma le indagini riguardano anche Ahmed Dahmani, attualmente agli arresti in Turchia per la sua presunta partecipazione alla preparazione degli attacchi di Parigi. La procura fa sapere che non ci sono stati “incidenti specifici” e che non fornirà altre informazioni sugli oggetti sequestrati né sull’identità dei fermati. Domenica un’altra operazione era stata compiuta a Molenbeek a seguito di una falsa informazione secondo cui Salah Abdeslam poteva essersi nascosto in una casa della zona; quel blitz si era concluso senza fermi. Secondo i servizi segreti francesi, l’uomo più ricercato per gli attacchi di Parigi potrebbe ormai aver raggiunto la Siria grazie ad amici e coperture. Ma le ricerche continuano anche in Belgio perché è possibile che Salah non abbia mai lasciato il Paese.

L’unico dato certo che emerge dalle indagini rimane dunque la testimonianza diretta di Ali Oulkadi, l’amico che ha portato in macchina Salah dalla zona di Laeken a quella di Schaerbeek, all’interno di Bruxelles, attorno a mezzogiorno del 14 novembre, il giorno dopo gli attacchi di Parigi. “Fermati, aspetta cinque minuti finchè non me ne sono andato. Non mi rivedrai più”, ha detto Salah quando è sceso dall’auto in una strada di Schaerbeek.

 

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