Arconate, piazza Libertà. Al bar ‘L’incontro’ si commenta la notizia del giorno: il tre volte sindaco e attuale vicepresidente della Lombardia, Mario Mantovani, arrestato con l’accusa di corruzione, concussione e turbativa d’asta. “Son proprio quelli che fanno del bene che gliela mettono di dietro”, commenta una signora che cerca di non farsi riprendere dalle nostre telecamere. “Quella è una mantovaniana di ferro”, racconta poi un altro avventore del bar, che descrive un paese spaccato in due, dopo che alle ultime comunali la candidata dell’ex senatore di Forza Italia non ce l’ha fatta. E mentre ai tavolini del bar si discute, a pochi metri la Gdf continua a perquisire documenti e computer della Fondazione Mantovani. E’ questo il “piccolo regno del conflitto di interessi”, spiega Giuseppe Rolfi, ex consigliere comunale di opposizione ad Arconate. E se in piazza c’è la sede della Fondazione, a due passi si trova la residenza per disabili Progetto Diamante, una delle tante, insieme a quelle per anziani, gestite dalla famiglia Mantovani. “Troppi interessi, e a tirare troppo la corda…”, commenta un’altra arconatese. Ma i più difendono il vice di Roberto Maroni in Regione: “Qui sono in tanti a dovergli qualcosa”, racconta un ragazzo. E insieme agli amici che si trovano in piazza assicurano: “Mantovani a noi giovani ci trovava lavoro, anche se avevi avuto problemi con la giustizia”. Suggestioni? Non proprio. A parlare chiaro è lo stesso “faraone“, come lo chiamavano ad Arconate. “Io, come prima cosa, mi vien da segnalare la gente di Arconate”, diceva in campagna elettorale

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