Il prossimo 25 aprile potrebbe esser ricordato come una sorta di Liberazione “a marchio Coop”: per quel giorno il colosso della grande distribuzione Unicoop Tirreno (5mila dipendenti in 110 punti vendita tra Toscana, Umbria, Campania e Lazio) propone infatti l’apertura straordinaria della metà dei suoi negozi. Una posizione che ha innescato aspre polemiche, non solo in ambito sindacale. A scagliarsi contro l’azienda è soprattutto l’Unione sindacale di base (Usb) di Livorno: “Nessuno tocchi il 25 aprile: i negozi restino chiusi”. In città l’eventuale apertura rappresenterebbe una sorta di “evento” in settant’anni di storia: dall’ufficio stampa dell’azienda confermano che in occasione della festa della Liberazione i supermercati di Livorno sono sempre rimasti “tendenzialmente” chiusi.

Coop: “Nessun cambio di linea ma il 25 aprile cade di sabato…” – Unicoop Tirreno ribadisce la “piena sintonia con i valori espressi dal 25 aprile”, poi replica all’Usb: “Quest’anno il 25 aprile cade di sabato – si spiega in una nota – e per la Cooperativa in termini di vendite, ricavi e qualità del servizio, il sabato è notoriamente un giorno fondamentale“. La proposta è quella di tenere aperti a Livorno (cinque ore la mattina) i 4 punti vendita più piccoli e invece chiudere l’Ipercoop (dove vi lavorano circa 400 addetti). Lo scorso 2 aprile era stato il presidente di Unicoop Tirreno Marco Lami a chiarire a Il Tirreno che “non si tratta di un cambio di linea” e che comunque “se non si raggiungerà il minimo del personale per garantire l’operatività di un punto di vendita, quest’ultimo resterà chiuso”. I dipendenti saranno infatti lasciati liberi di decidere se lavorare o meno: “L’apertura è proposta su base volontaria e i lavoratori che vi aderiranno saranno retribuiti secondo le maggiorazioni previste dal Contratto nazionale di lavoro”.

L’Usb attacca: “Il 25 aprile non si tocca: negozi chiusi” – La proposta non piace affatto all’Usb, sindacato che alle ultime elezioni delle rsu Ipercoop ha fatto registrare un boom di consensi scavalcando anche la Filcams-Cgil. L’invito rivolto ai dipendenti è quello di rifiutare la proposta dell’azienda. L’obiettivo è infatti “far rimanere chiusi i negozi”. Il sindacato sottolinea come il 25 aprile sia “un pilastro della storia del nostro Paese” che non può essere “abbattuto in nome del consumo“. Si chiede inoltre di porre un freno alle richieste di lavoro nei giorni festivi: “Se non poniamo un argine arriveranno a chiederci nei prossimi anni magari anche il 1 maggio o altre date importanti. Di giorni ‘rossi’ ne lavoriamo già tanti (Epifania, Patrono, 2 giugno, 1 novembre, 8 dicembre…)”.

“Ma il 1 maggio resteremo chiusi” – In provincia saranno 15 i punti vendita a tenere le saracinesche alzate (molti di questi rimarranno aperti tutto il giorno) mentre in tre resteranno chiusi. Unicoop Tirreno precisa comunque che sarà rispettata la tradizionale chiusura del 1 maggio: “A differenza di altre catene della distribuzione commerciale, come da tradizione, i punti vendita della Cooperativa rimaranno chiusi”.

Nel 2009 aperture record: “Anche in quell’anno la Liberazione cadeva di sabato” – Non è la prima volta che Coop propone l’apertura dei supermercati in occasione del 25 aprile: “Nel 2014 – spiega l’azienda – furono una ventina i punti vendita rimasti aperti in tutta Italia. Nel 2009 invece le aperture registrate furono 73: in quell’anno il 25 aprile cadeva di sabato. Anche in quel caso i punti vendita di Livorno rimasero chiusi”.

La sinistra protesta. Ferrero (Prc): “Unicoop ci ripensi” – Sul “caso” interviene anche la politica. Buongiorno Livorno, Sel e Prc non risparmiano accuse all’azienda. Parole al veleno anche da parte del segretario generale di Prc Paolo Ferrero: “Unicoop Tirreno ci ripensi: perché se questo è un paese civile è anche perché tanta gente si è sacrificata non per il ‘Dio profitto’ ma per la libertà” ha dichiarato il politico al Tempo.

“Se c’era l’Esselunga…”: il botta e risposta tra Usb e Filcams-Cgil – A far riscaldare gli animi è stata anche un’intervista del segretario provinciale della Filcams-Cgil Franco Franceschini con tanto di riferimento a Esselunga (lo sbarco a Livorno, dopo anni di battaglie, dovrebbe avvenire a fine 2016): “L’Ipercoop si può permettere di stare chiusa il 25 aprile perché in questa città manca la concorrenza: ci fosse stata Esselunga non so cosa sarebbe accaduto” ha dichiarato il sindacalista a La Nazione. Franceschini ha poi ha bacchettato: “Chi è alla Coop pensa di essere in un posto pubblico, dello Stato: non si rendono conto che magari l’arrivo di altri potenti marchi potrebbero mettere a rischio il futuro”. Poi ha successivamente precisato: “Abbiamo sempre contestato l’apertura dei negozi in occasione del 25 aprile e del 1 maggio, anche scioperando: la scelta dell’apertura pone Coop Tirreno alla stregua di tutte le altre catene di grande distribuzione, facendo venir meno il tratto sociale che l’ha sempre contraddistinta”. La conclusione? “Ci auguriamo che siano molte di più le persone in piazza a festeggiare con noi il 25 aprile, di quelle che si recheranno a fare la spesa per una scampagnata”.

Coop Adriatica vs Esselunga – Chi invece ha deciso di chiudere i suoi circa 180 punti vendita è Coop Adriatica. Il presidente Adriano Turrini – riporta il Corriere di Bologna – si è però lasciato andare a uno sfogo: “A tutti coloro che mi hanno rotto le balle per le chiusure del 25 aprile e 1 maggio, oltre che per Pasqua e Pasquetta, segnalo, ora che sono pubblicati, che il 25 aprile, nella città di Bologna e nella sua provincia, Coop e Conad sono chiuse mentre il resto del mondo è aperto”. Parole che sembrano essere indirizzate ai sindacati che nei giorni scorsi hanno manifestato tutta la loro contrarietà alle aperture festive. Infine l’attacco nei confronti dello storico rivale Esselunga: “Amplia anche le fasce orarie di apertura”.

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