Renzi è più fortunato di Gastone. Con le dimissioni di Napolitano e le stragi di Parigi nessuno parla più del suo decreto fiscale, detto anche Salva-Silvio. E così tutti pensano che il decreto non ci sia più”. Così Marco Travaglio esordisce nel suo editoriale, con cui analizza il decreto delegato fiscale del governo Renzi: “Quel decreto, in realtà, è sparito solo dal sito di Palazzo Chigi, ma è sempre lì, uguale a prima: Renzi non l’ha nè ritirato, nè cestinato, nè modificato. L’ha solo messo in freezer e promesso di cambiarlo un po’. Ma non subito: il 20 febbraio, dopo il nuovo capo dello Stato e la fine dei servizi sociali di Berlusconi”. Il condirettore de Il Fatto Quotidiano fa quindi un “riassunto delle puntate precedenti”: “Il 24 dicembre Renzi presenta in conferenza stampa il decreto delegato fiscale. Dice due cose: “Sanzioni inasprite per chi evade” e “Conosco a memoria quel testo. L’abbiamo esaminato articolo per articolo in Cdm”. Ma dopo Capodanno il Fatto scopre che sono due balle: evasione e frode non sono più reato sotto il 3% dell’imponibile dichiarato. E’ un codicillo aggiunto da una manina all’ultimo momento“. E aggiunge: “Renzi cade dal pero: ma Berlusconi ha una condanna definitiva, la legge vale per il futuro. Eh no, caro: lo sa pure uno studente al primo giorno di Diritto. Le leggi penali più favorevoli sono retroattive; se depenalizzi un reato, cancelli tutte le condanne anche definitive. E’ l’art non 400, ma 2 del Codice penale. Renzi, preso col sorcio in bocca, comincia a sparare una supercazzola via l’altra“. Travaglio continua: “Renzi vuol condizionare Berlusconi col miraggio del salvacondotto per tenerselo buono per il Quirinale. Lo prende per il Colle

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