Cultura

Pino Daniele, grande folla alla camera ardente. A Napoli un secondo funerale

Polemiche per la decisione della famiglia di organizzare il rito a Roma. Poi il ripensamento: un'altra cerimonia sarà celebrata alle 17 nella città natale dell'artista, nella Basilica di Santa Chiara. I resti saranno ospitati nel capoluogo campano per poi essere sepolti nel cimitero di Talamone, in Maremma

di F. Q.

La camera ardente di Pino Daniele è stata assediata, nonostante sia stata chiusa al pubblico, da una folla di persone accorse per salutare il cantautore napoletano, morto nella notte di domenica 4 gennaio all’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Una dimostrazione d’affetto anche dai fan della capitale per un artista che, nonostante vivesse da tempo nella città del Colosseo, è sempre stato uno dei simboli di Napoli. Una grande folla è attesa anche per i funerali, che si terranno il 7 gennaio alle 12 al Santuario del Divino Amore, a Roma. Dopo le polemiche dei suoi concittadini, su proposta del fratello dell’artista, la famiglia ha acconsentito alla celebrazione di un secondo rito funebre a Napoli, cinque ore dopo, nella Basilica di Santa Chiara.  

La cerimonia a Roma aveva sollevato le proteste dei napoletani, che avrebbero voluto che i funerali di uno degli artisti che più di tutti ha saputo raccontare la città e la sua gente venissero celebrati proprio a Napoli. La figlia aveva voluto subito spiegare la scelta: il santuario romano è più adatto a una cerimonia che vedrà la partecipazione di centinaia di persone. La salma di Pino Daniele, poi, sarà portata nella sua seconda terra, la stessa dove è stato colpito dall’infarto che poi lo ha ucciso. Sarà sepolto nel cimitero di Talamone, nel Comune di Orbetello, in provincia di Grosseto, tra il parco della Maremma e l’Argentario, zona dove passava lunghi periodi dell’anno, nella sua casa di Magliano, a circa 20 chilometri.  

Una gran folla si è presentata, già dalle 8 del mattino, alla camera ardente del cantautore napoletano per dare l’ultimo e personale saluto. Le visite, inizialmente, erano aperte a tutti, poi, verso le 9.30, la decisione della famiglia: visite aperte solo a familiari e amici stretti. Una scelta giustificata con la necessità della famiglia di chiudersi nella propria intimità, in un momento difficile. Incredulità da parte delle decine di persone accorse all’ospedale Sant’Eugenio che, poco dopo, si è trasformata in polemica, quando nella camera ardente è stato fatto entrare, come riporta Rainews, Massimo D’Alema.

La famiglia Daniele, prima di consentire un secondo funerale nel capoluogo campano, aveva voluto offrire a Napoli la possibilità di dare un ultimo saluto al cantautore e, per questo, aveva deciso che le ceneri dell’artista saranno ospitate nei prossimi giorni nel capoluogo campano, come richiesto anche dal sindaco Luigi De Magistris. Il primo cittadino parteciperà, insieme ad altre 28mila persone, al flash mob organizzato in piazza del Plebiscito, dove i napoletani si ritroveranno per cantare Napul’è e salutare così l’artista.

La notte del 4 gennaio, Pino Daniele, che avrebbe compiuto 60 anni il 19 marzo, ha accusato un malore mentre si trovava nella sua casa di Magliano: “un infarto“, hanno poi spiegato i medici. Alle 21.15 la famiglia ha chiamato il 118 ma l’ambulanza, dopo pochi minuti, è stata rimandata indietro perché il cantante ha voluto mettersi in viaggio per Roma per farsi visitare dal medico di fiducia. Un viaggio che potrebbe essere stato fatale per Pino Daniele che, arrivato all’ospedale Sant’Eugenio alle 22.45, è morto. “Quando è arrivato – ha dichiarato Carlo Saitto, direttore dell’Asl di Roma – la situazione era talmente grave che abbiamo tentato la rianimazione cardiorespiratoria, ma dopo pochi minuti si è constatato il decesso. Non c’era più nulla da fare”. Il cantante soffriva da tempo di problemi cardiaci che, già in passato, lo avevano costretto ad operarsi al cuore.

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