La giornata di oggi, 26 novembre 2014, può segnare una svolta per decine di migliaia di insegnanti precari in Italia. E’ atteso infatti il pronunciamento della Corte di Giustizia europea sui ricorsi presentati dai sindacati della scuola contro il precariato. In attesa della sentenza abbiamo incontrato Carmelo Leo, siciliano, da undici anni maestro precario nelle scuole del Nord Italia, prima in Cadore e ora in provincia di Milano. La sua storia è esemplare. “Amo l’insegnamento, ma questa condizione di instabilità cronica è davvero un’ingiustizia”. Delle promesse governative e dell’esito dei ricorsi giudiziari si fida poco: “Ormai non mi faccio illusioni, ne ho viste troppe in questi anni, penso solo a fare bene il mio lavoro”. E ancora: “Quando ho iniziato pensavo di avere davanti a me due o tre anni di precariato, ne sono passati undici e non vedo una prospettiva, anzi sento casi di insegnanti che vanno in pensione da precari”. Gli stessi sindacalisti gli suggeriscono di guardarsi intorno, cercarsi un altro sbocco professionale. “E’ assurdo non poter vivere della professione che si è scelta e che si svolge con passione, ritrovarsi a pensare di dar retta a chi ti dice: ma perché non inizi a fare il gigolò…”   di Piero Ricca, riprese Ricky Farina

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Precari scuola, la Corte europea: “Assunti dopo 3 anni di supplenze”

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