Sono 63 tutti nella stessa scuola. Ragazzini disabili, la maggior parte minorenni. L’istituto professionale superiore dove sono iscritti, il Cesare Musatti di Dolo (in provincia di Venezia) è grande, ha più di 10 sezioni, 22 insegnanti di sostegno, ma non è abbastanza. In una delle due sedi della scuola manca una cosa: l’ascensore. “Il nostro è l’istituto della provincia con il numero più alto di ragazzi disabili – dice Rachele Scandella, preside dell’istituto – mi sembra assurdo che questo non venga considerato. Nel progetto di adeguamento della sede nuova, quella in via Frasio doveva essere costruito. Voglio dire: nel progetto c’era, poi non l’hanno fatto. Perché? Problemi di soldi, dicono, ma è sempre la stessa risposta. Intanto noi come possiamo garantire ai nostri studenti gli stessi diritti degli altri?”.

Il Musatti, però, ha due sedi. Nella seconda sede l’ascensore c’è. Ma è all’interno dello stabile di un altro istituto, il Lazzari: le due scuole inizialmente erano nate come una sola. “E’ nella parte vecchia del Lazzari, è scomodissimo e il percorso per uscire è molto lungo – spiega Scandella – tant’è che i ragazzi disabili non possono fare lezione al piano superiore perché il tragitto, in caso di evacuazione, sarebbe pericoloso”. E così la preside è costretta a mettere tutte le classi dei ragazzi con disabilità motorie al piano terra. Con un’altra conseguenza: chi fa lezione lì non può usare la Lim, la lavagna interattiva multimediale. Perché? Perché le Lim devono essere appese al muro forandolo e le aule del piano terra non sono state “bonificate” dall’amianto e quindi non è possibile. “Di fatto così non si garantiscono a tutti gli stessi diritti – dice Scandella – ma c’è di peggio. Alcuni ragazzini dovrebbero fare attività differenziate, psicomotricità. Non abbiamo gli spazi adatti e piuttosto che non trovare loro un’aula abbiamo recuperato il magazzino delle scope ridipingendolo”. Nonostante le difficoltà di questo tipo le famiglie però continuano ad iscrivere i figli al Musatti. E’ una scuola che da loro possibilità di integrazione. “E’ un istituto inclusivo – dice Scandella – le famiglie sono contente”.

Chi non è per nulla soddisfatto è invece l’assessore provinciale all’edilizia scolastica Giacomo Gasparotto: “Le scuole non sono dei Ceod (centri educativi occupazionali diurni, ndr) – ha detto – bisognerebbe che i ragazzini con disabilità fossero distribuiti nelle scuole in modo più omogeneo. Quanto all’ascensore esiste nella scuola accanto, è lo stesso stabile e in realtà ed erano nate per essere la stessa, i dirigenti devono mettersi d’accordo e usarlo insieme”. Anche dagli uffici scolastici provinciali, intanto, arriva un’indicazione chiara: “Non è possibile che i ragazzini di una scuola abbiano accesso all’ascensore e quelli della scuola accanto no– dice Domenico Martino, direttore dell’ufficio scolastico della Provincia di Venezia – se l’ascensore è in cocmune deve essere usato così. Stiamo parlando di diritti”. Su questo punto proprio nei giorni prossimi la nuova dirigente regionale Daniela Beltrame convocherà un tavolo tecnico per discutere la gestione degli spazi delle aule nelle tre scuole contigue: il Musatti, il Lazzari e il liceo. “Abbiamo intenzione di fare un piano unico di distribuzione degli spazi – dice Gasparotto – sulla base del numero degli studenti, così sarà chiaro per tutti e non ci saranno contenziosi”.

Articolo Precedente

Torino, prof di religione: “L’omosessualità si cura”. Il preside: “Inchiesta interna”

next
Articolo Successivo

Università, errore nel test di specializzazione Medicina. Prova da rifare

next