“E’ da quando son bambino che sogno di avere un’officina tutta mia. Stanotte ho perso tutto”. Enzo De Vita, 27 anni, meccanico, guarda la serranda divelta del suo negozio a Borgo Incrociati. Il fango è arrivato a due metri di altezza e le moto che Enzo aveva riparato sono ammassate in un angolo. “È finita. Non c’è più niente. Avevo aperto l’officina da un anno e mezzo. Grazie a Doria e agli altri, la sponda da questa parte del torrente Bisagno è più bassa di un metro e mezzo rispetto a quella dall’altra parte”. Borgo Incrociati è il quartiere in cui ha perso la vita Antonio Campanella, la vittima del nubifragio. Macchine accatastate ovunque, negozi allagati, il Bisagno sempre minaccioso. “È ancora peggio del 2011”, dice Roberto M. venditore ambulante, che sta spalando sotto casa. Alla trattoria Norma, invece, due anziani cercano di liberarsi di fango e acqua e lamentano la mancanza di energia elettrica. Un altro commerciante di articoli per l’infanzia ha perso tutto: “Questo è il segno dell’incapacità di chi governa la città se avessero un po’ di dignità sarebbero qui con le pale ad aiutarci”, dice il titolare Giuseppe Maccarini e denuncia “nessuno ci ha avvisato del pericolo”. Molti hanno racconti drammatici della notte passata cercando di salvare qualcosa. Come Patrizia Onorato, proprietaria di un negozio di cappelli, che alle 23 è arrivata con la moto: “Il fiume è uscito all’improvviso”, dice ancora scossa Patrizia mentre i vigili del fuoco rimuovono la serranda del negozio divelta.

Un altro racconto testimonia la tragica serata nella zona adiacente alla stazione Brignole: “Siamo usciti dalla palestra verso le 23 e ci siamo ritrovati in mezzo metro d’acqua. Poco dopo ho visto la mia macchina portata via dall’onda di piena del Bisagno, Non potevo fare niente, solo guardarla allontanarsi. Facevo ancora in tempo a salirci, ma l’istinto mi ha bloccato. Mi sono detta: adesso l’acqua passa e invece è arrivata l’onda di piena”. Questa la storia di Patrizia T. “Siamo ritornati in palestra e ci siamo rimasti fino a questa mattina alle 7”. Racconta ancora Patrizia. “Alcuni si sono sdraiati sui tappetini da ginnastica, faceva freddo. Io mi sono messa alla finestra a guardare l’acqua che saliva. Ad un certo punto lambiva il primo piano dei palazzi poi verso 3.30 di stamattina ha cominciato a defluire”. “La cosa che mi indigna è che questo sia successo a distanza di soli tre anni dall’alluvione del rio Fereggiano”, prosegue la donna. “Ieri sera sono partita alle 21 da casa mia a Nervi a levante di Genova e da nessuna parte ho visto segnalazioni luminose per strada, per mettere in guardia la gente del pericolo imminente”. Conclude Patrizia: “Ora ho perso la macchina e devo solo ringraziare di avere avuto l’istinto di non cercare di portarla via. A quest’ora non so dove sarei”. 

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