E’ in carcere in Kenya per trecento euro. La vicenda, dai contorni ancora confusi, riguarda un tatuatore italiano di Senigallia, Stefano Mazzieri, che da un mese circa si trova detenuto a Malindi, con l’accusa di spaccio di moneta falsa. Mazzieri, che è nel paese africano dall’ottobre del 2013, si sarebbe recato in banca con l’equivalente in scellini kenioti di 300 euro, per effettuare un’operazione. Non appena viste le monete, gli operatori bancari del posto hanno chiamato la polizia. Spesso e volentieri, infatti, gli italiani cadono vittima di truffe, nelle quali vengono rifilate loro monete contraffatte. Secondo la difesa il tatuatore italiano potrebbe essere incappato in un raggiro.

In un primo tempo l’uomo è stato incarcerato, ma poi rilasciato in vista del processo. La strada più semplice sarebbe stata di contattare un avvocato del posto e, previo pagamento di un’ammenda avrebbe ottenuto la libertà, grazie anche a un cittadino locale, che come spesso accade, avrebbe garantito per lui dietro compenso. La cosa però non ha funzionato dal momento che Mazzieri ha dato la cifra richiesta a un garante locale, contattato tramite un avvocato di Malindi, ma questi si sarebbe dileguati con i soldi. Stefano a questo punto, spaventato, non si è presentato alla prima udienza del processo, fissata per il 26 maggio, aggravando la propria posizione. La polizia lo ha quindi arrestato.

«Il consolato – spiega il suo avvocato, Rita Sisti  – sostiene di avere le mani legate dopo che Mazzieri non si è presentato al processo e sta cercando di fare quello che può. Intanto siamo riusciti a trovare un avvocato affidabile a Malindi che sta seguendo la causa. Prima, non sappiamo come, Stefano aveva a disposizione una connessione internet, ma ora abbiamo sue notizie soltanto dall’avvocato locale». E decisamente le informazioni non sono buone dal momento che il ragazzo, non solo è dimagrito e denutrito, ma ha anche sofferto di un’infezione al piede. «L’udienza intanto – continua Sisti – è stata fissata per il 2 settembre e noi stiamo raccogliendo con una sottoscrizione pubblica i fondi, grazie ai quali il processo potrebbe essere evitato. In tutto servono 5.800 euro,comprensivi della cifra da rimborsare alla banca, della parcella dell’avvocato e per far fronte a un’eventuale ammenda. Per questa causa l’udienza di settembre è un appuntamento cruciale, anche perchè se Stefano non dovesse essere assolto, o non riuscisse a pagare la multa, finirebbe diretto in carcere».

La strada più semplice, secondo fonti locali, sembra quella del patteggiamento, con possibilità di pagare una sanzione, ma al momento il ragazzo non ha disponibilità di denaro, anche perché quel poco che aveva con sé è finito nelle tasche del primo falso garante. Come molti italiani della sua età Mazzieri si è trovato a 45 anni senza un lavoro. Dopo aver gestito un centro abbronzatura a Senigallia, l’uomo è tornato alla sua vecchia professione, cioè quella del tatuatore. Dopo la morte dei genitori e la separazione dalla moglie, vedendo che con il centro abbronzatura le cose non andavano bene, ha tentato l’avventura all’estero. L’idea era quella di impiegare i propri risparmi in un’attività in Kenya con dei soci locali. L’arresto però di fatto ha messo fine ai sogni del marchigiano, che oggi spera soltanto di uscire dal carcere di Malindi, grazie al sostegno dei propri amici e dell’associazione Prigionieri del Silenzio, che segue il caso con l’avvocato Francesca Carnicelli, e di tornare a casa.

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