Quindici bare allineate con davanti due feretri bianchi. All’interno ci sono i corpi dei migranti, non identificati, morti a metà maggio durante la traversata, conclusasi tragicamente, nel Canale di Sicilia. Il funerale multireligioso, si è tenuto al cospetto delle autorità cittadine e religiose tra cui il Vescovo Salvatore Gristina e l’Imam della comunità islamica siciliana Keita Abdel Afid. Assenti, invece, i vertici della Regione e del ministero dell’Interno da cui è pervenuto un messaggio firmato dal sottosegretario Domenico Manzione. Tra i partecipanti al rito anche alcuni sopravvissuti dei viaggi della speranza. “Sono triste, perché anche io sono passato attraverso il mare – spiega il maliano Felix Asante – solo Dio ci ha salvati. Nella mia barca abbiamo avuto lo stesso problema, ho visto la morte con i miei occhi”. “Dure le parole di don Pietro Galvano, presidente della Caritas Diocesana di Catania: “Italia e Europa non voglio risolvere il problema dell’immigrazione, così hanno trovato il metodo di fare soldi. L’operazione ‘Mare Nostrum‘ non risolve l’emergenza ma aiuta gli scafisti. Dobbiamo cambiare determinate leggi e l’Europa deve porsi seriamente questo problema”   di Saul Caia e Dario De Luca

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