Ha scritto Jemolo che il pregio del Mondo di Pannunzio era quello di vedere gli avversari, di destra e di sinistra, “per quel che fossero, e non costruire un manichino di comodo, troppo facile a colpire”.
È quello che ho tentato di spiegare ieri sera, in un’Atene dolcemente tiepida e profumata all’inverosimile di gelsomini, ai trecento cittadini greci (sì, trecento, proprio come alle Termopili) che hanno voluto dedicare un’ora alla presentazione del mio libro “Greco-eroe d’Europa” presso la Segreteria Generale dei Media ellenici. Ma come, potrebbe chiedere qualcuno, non è più colpa dei tedeschi, della Merkel, del rigore, della troika, degli sprechi? Certamente sì, ma il caos ellenico ha molti padri.

Abbiamo impiegato gli ultimi due anni a certificare un’evidenza: il medico della troika ha sbagliato la cura per la Grecia? La risposta è sì, ma non perché lo asserisce qualche analista o qualche commentatore che ha toccato con mano i numerosissimi controsensi di un memorandum che chiude la macro falla del debito con altri debiti fino al 2055. Bensì perché lo ha ammesso il Parlamento Europeo, non proprio l’ultimo organo elettivo del continente. Accanto a questa contingenza la consapevolezza che la politica che si dice democratica, quella che oggi sta issando la bandiera del rigore tout court, delle riforme che ancora non si vedono, delle migliaia di conflitti di interessi che in Grecia sono macroscopici e imbarazzanti, è la principale responsabile dell’eurodisastro. E invece si tira fuori dalle sabbie mobili, come se negli ultimi due decenni sia stata in vacanza su Marte.

Cosa c’entra tutto ciò con i greci? Molto. Perché adesso, quando ormai la diagnosi è nota in tutto il mondo, occorre un passo in più: prendere coscienza e agire, alzando la testa con una visione, senza trastullarsi cercando responsabili che purtroppo non saranno puniti e interrogandosi su quelle deficienze che attengono l’antropos. Un esempio del passato potrebbe essere d’aiuto. Un gabinetto di crisi per ri-trovare l’Unione perduta, che nascerà lì dove la storia ha lasciato segni indelebili e dove oggi l’uomo sta mortificando quel senso intimo e unico di condivisione.

Alle Termopili nel 1500 a.C. vi fu il primo tentativo di unire le varie anime elleniche e nell’agosto del 480 a.C. lì una pagina di eroismo venne scritta da Leonida e dai suoi spartiati. Nell’antica Grecia le Amfiktiones, organizzazioni sovranazionali originariamente fatte nascere nel centro esatto del paese dove si svolse la battaglia delle Termopili, (nell’attuale comune di Lamia) erano un specie di prove generali dell’Unione europea. Un gran consiglio a cui facevano riferimento le città- stato per trovare soluzioni ai conflitti e dove l’ultima opzione era rappresentata dalla guerra, in quanto si perseguiva in primis la pace e la convivenza fra diversi.

In quel luogo si forgiò la prima forma di unione continentale, in quello stesso luogo oggi ho esortato i fratelli greci e rimboccarsi le maniche e iniziare ad immaginare un euro rinascimento mediterraneo che scacci gli incubi del medioevo 2.0 in cui siamo finiti: travolti da spread e numeri, da sondaggi e urla di piazza, da burattinai e imbonitori. E con la speranza di tanti nuovi 300 che con orgoglio rivendichino un euro patriottismo Mediterraneo.

@FDepalo

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