Quella Bologna musicale e un po’ snob si trovava all’osteria da Vito, zona Cirenaica. Furono Francesco Guccini, Lucio Dalla, Ron e Gianni Morandi, a farne un luogo di culto. Quando dalle montagne di Zocca arrivò a Bologna un magrissimo Vasco Rossi, lui che da quei giri era fuori perché la città col naso all’insù lo snobbava e non poco, le sue bevute fino al mattino erano al Roxy bar. Tutta un’altra storia rispetto a Vito: l’Osteria era il ritrovo della fine dell’impegno, quella che usciva con le ossa demolite dal Sessantotto e che avrebbe visto giorni peggiori nel Settantasette.

Il Roxy ne ha superate di stagioni, ma da ieri ha abbassato saracinesca e spento l’insegna. Non può sopravvivere. Affitti troppo alti, nessuna smania da bar come lo erano stati gli anni passati. La sua stagione era in qualche modo quello che sarebbero stati gli anni a seguire e che oggi non è più. 
Eppure sembrava quasi intramontabile. Il locale venne inserito in una delle canzoni che fecero del signor Rossi semplicemente Vasco: Vita Spericolata. “Poi ci troveremo come le star a bere del whisky al Roxy Bar” era questione di metrica, non perché fosse frequentato dalle star. Nemmeno lui, all’epoca, era la star che si sarebbe accesa nel mondo della musica leggera italiana.

Passano gli anni, Bologna invecchia irrimediabilmente, cambiano le abitudini. Vito resiste, ma Guccini, che dalla montagna anche lui arrivava, in montagna è tornato e Ron si è trasferito definitivamente a Garlasco. Ormai è un cimelio gucciniano, ma di quell’aria dal sapore di Rive Guache non resta più niente. Il Roxy ha resistito fino a quando ha potuto, poi  la crisi lo ha strozzato: il titolare Salvatore Giovinazzo ha annunciato, dalle pagine cittadine de il Resto del Carlino, che ha deciso di gettare la spugna perché non riesce più a far quadrare i conti. Aveva rilevato il bar nel 2012 dalla gestione che, nel 2010, ne aveva preso le redini dopo il ritiro dei tre soci storici. “Ho fatto enormi sacrifici per comprare questo bar – spiega – ma ora non ci si sta più dietro”. Costi elevati e gli incassi non bastano a coprirli. “Ci sono gli affitti troppo alti – spiega – le tasse comunali, le spese per i dipendenti. È una decisione che ho preso a malincuore, visti i sacrifici che ho fatto due anni fa per comprarlo, ma ho constatato che adesso non ce la faccio più”. Le firme sui muri lasciate dai fan di Vasco ci sono ancora tutte e resteranno lì, sono intoccabili. “Ma cosa farò io dopo non lo so, mi prendo una vacanza e poi ci penserò”.

Vasco, dicevamo. Ma anche Red Ronnie, che con quel marchio si inventò una delle trasmissioni televisive più innovative in materia di musica e prosegue la sua avventura su internet. Da Roxy inteso come bar a Roxy come trasmissione fu anche l’ultimo tragitto di Bonvi, il geniale disegnatore delle Sturmtruppen. Lasciò il bar quella sera per raggiungere gli studi della trasmissione che faceva Red Ronnie, ma non ci arrivò: venne investito da un ubriaco. Morì sul colpo.

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